In morte di L.H.

MSNA è la sigla burocratica che indica il “minore non accompagnato”.Un termine con cui in ambito europeo e nazionale, si fa riferimento “al minore di anni diciotto, cittadino di Stati non appartenenti all’Unione europea o apolide, che si trova, per qualsiasi causa, nel territorio nazionale, privo di assistenza e rappresentanza legale da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili”.A Gorizia un gruppo di minori non accompagnati è accolto da alcuni anni nell’Istituto “San Luigi” e seguito dagli operatori de “La Viarte osv”.La finalità della comunità che è stata costituita nei locali della struttura di via don Bosco è quello di rispondere ai bisogni urgenti e di integrazione dei minori stranieri non accompagnati. Con la specificità di curare l’inserimento all’interno di un sistema educativo volto all’acquisizione effettiva delle competenze di cittadinanza italiana ed europea”. Non si tratta di mere parole: grazie all’impegno degli operatori, nello spirito di attenzione e di servizio ai più giovani tipico del carisma salesiano, quei locali hanno saputo trasformarsi in una nuova famiglia per una vera e propria comunità multietnica dove si parlano lingue, si professano religioni, si vivono culture diverse.Uno dei giovani appartenenti a questa comunità multietnica, L.H., 17 anni, originario della Tunisia, ha trovato la morte domenica scorsa dopo essersi tuffato nelle acque dell’Isonzo nell’area del Parco di Piuma.Ridurre quanto accaduto alla categoria degli eventi segnati in maniera ineludibile dalla fatalità rischia, però, di falsare la prospettiva di lettura di questo tragico avvenimento.Di L.H. e dei suoi amici, ospiti nei locali che hanno rappresentato un riferimento educativo per intere generazioni di goriziani, la città sembra accorgersi solamente nel periodico insorgere di polemiche legate al costo della loro accoglienza sulle casse dell’amministrazione comunale. Dimenticando che quegli adolescenti sono giunti in riva all’Isonzo in fuga dalle violenze delle guerre, della povertà, della fame dopo viaggi dove troppo spesso hanno avuto la morte come compagna di strada. Hanno la stessa età, le stesse ambizioni, gli stessi desideri dei loro coetanei che affollano i Corsi ed i centri commerciali delle nostre città e dei nostri paesi… La differenza? Essere nati “nel luogo sbagliato”, in Paesi dove l’unica speranza di un futuro anche solo diverso se non migliore è data dal cercare di allontanarsi il più possibile dalla propria casa. Lasciando nella propria terra genitori e fratelli che probabilmente si sono ancora più impoveriti per pagare quelli che nascono come viaggi della speranza ed assai più frequentemente si trasformano in viaggi della disperazione.Qualcuno sarà stato costretta a portare alla madre di L.H. la notizia della morte di suo figlio: il suo dolore ed il suo pianto non possono essere state diverse da quelle di una madre italiana a cui giunge improvvisamente un analogo annuncio.Magari ricordiamocene la prossima volta che la nostra strada incrocerà quella di uno di questi ragazzi, obbligati a crescere troppo in fretta in una terra purtroppo diversa da come se l’erano immaginata.