Giulio Regeni: una Commissione per arrivare alla verità

Il giovane ricercatore di Fiumicello sparì da Il Cairo – dove stava svolgendo delle ricerche per il suo dottorato presso l’Università di Cambridge – il 25 gennaio 2016 e venne ritrovato senza vita, orribilmente martoriato, il 3 febbraio successivo nella periferia della città egiziana.Da quel giorno la sua famiglia in primis e lo Stato italiano hanno iniziato un lungo percorso alla ricerca di risposte sulla sua morte che, a quattro anni di distanza, ancora non ha un colpevole.Dallo scorso dicembre si è formata la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, che ha già svolto diverse indagini per far luce sull’accaduto. A farne parte, anche l’onorevole Guido Germano Pettarin, che abbiamo incontrato.

Onorevole, quali sono state le “spinte”, le volontà che stanno alla base di questa Commissione? Certamente la voglia di verità nei confronti di Giulio ma è facile immaginare che la questione coinvolga anche molto altro…Sono questioni molto complicate e, soprattutto in questo quadro, dolorosissime, con un impatto emotivo che non solo le rende difficili e complesse, ma è davvero qualcosa che ha la capacità di travolgerti con la sua carica di sofferenza.Quella che si è costituita è una Commissione d’inchiesta sotto ogni punto di vista, con dei tempi che sono, per ipotesi, limitati.Un’inchiesta, un’istruttoria, un’investigazione, se non avesse tempi limitati e contingentati e fosse destinata a durare sine die, non avrebbe senso; ha senso invece in quanto si riesca non solamente a fare luce, ma a farla nei tempi più rapidi possibile, perché giustizia ed equità sono essenziali ed importantissime ma se non tengono conto del tempo che passa e, per quanto arrivino, lo facciano troppo tardi, non sono più né giustizia, né equità, ma solo un tardo modo di raccontare quella che, a quel punto, sarà diventata una storia e farà correre a tutti noi un rischio terribile: quello dell’oblio.La commissione è nata, dopo un percorso complicato, su iniziativa di alcuni colleghi parlamentari che ci hanno veramente messo il cuore. Si è radicata nella prima metà di dicembre e, proprio perché deve rispettare la tempistica di un anno, è partita il più rapidamente possibile, innanzitutto colloquiando con chi si è occupato della tematica e chi l’ha vissuta.Il fatto di avere un anno di tempo non deve essere visto come una limitazione ma come uno sprone importante, che dà modo di far comprendere come ciò che si vuole raggiungere sia la collaborazione con tutte le autorità inquirenti investigative per fare chiarezza e raggiungere la verità. Certamente per fare giustizia, ma soprattutto per assicurare il massimo rispetto possibile a uno dei nostri ragazzi che ha avuto un trattamento che definire bestiale è poco, alla sua famiglia, ai suoi amici, al suo ambiente.Il nostro territorio è oggettivamente ancora più sofferente degli altri, perché Giulio è figlio nostro, della nostra terra, della nostra regione, della nostra diocesi. È particolarmente importante che se ne parli, sempre con il presupposto fondamentale di parlarne con rispetto.

Poco fa accennava ai primi colloqui già svolti dalla Commissione. Quali passi sono stati fatti? Ci sono già delle “conquiste”?Il primo soggetto è stata la famiglia, con la quale si è fin da subito intessuto un rapporto che ha voluto impostare sé stesso sul rispetto assoluto e sull’ammirazione per la forza di queste persone, che non si sono rassegnate, non si sono fermate, non si rassegnano e non si fermano e alla cui incredibile volontà noi vogliamo dare supporto in tutti i modi a noi possibili.L’altro soggetto è la Procura della Repubblica di Roma, che con una legge del 2016 è stata individuata come titolare della competenza per tutte le vicende legate alle storie di vita degli italiani all’estero e delle eventuali situazioni drammatiche che interessino queste persone.La Procura ha fatto e sta facendo un lavoro eccezionale. La descrizione sull’attività di questa che spesso si ha dalle pagine dei quotidiani e dalle notizie dei media la dipingono come insoddisfacente, ma non è assolutamente così: i nostri investigatori e magistrati istruttori stanno facendo un lavoro incredibile e hanno messo in condizione noi e il sistema Italia di fare tanta luce su ciò che è accaduto.Naturalmente dobbiamo aiutarli per fare luce fino in fondo perché – questo è un dato che va sottolineato – noi non ci fermeremo di fronte a nulla.In questo momento ci sono già alcune certezze ragionevoli che vi siano delle verità sostanziali a nostra disposizione. I nostri procuratori hanno iscritto nel registro degli indagati cinque individui, ciò significa che ci sono cinque persone individuate ed indagate per essere responsabili o corresponsabili dell’accaduto. Non certo cosa di poco conto.

Lei è, come Giulio, originario di questa terra. Oltre a ciò è anche genitore. Cosa significa per lei poter collaborare all’interno di questa Commissione?Cosa provo… È difficile descriverlo. A differenza degli altri componenti ho effettivamente una caratteristica che mi mette ancor più in “difficoltà”: sono originario di Fiumicello, quindi per me questa situazione, questo ragazzo, quello che è successo, non è qualcosa che poteva accadere a tutti. Certo che poteva, ma è accaduto a uno di “noi” in senso stretto. È accaduto a uno dei nostri figli e non possiamo permettere, in nessuna maniera, che i nostri figli siano in pericolo e se, com’è evidente, lo sono stati e lo sono, dobbiamo fare tutto il possibile per evitare che questo accada.Io non posso pensare che un ragazzo parta per fare una brillantissima carriera, per dimostrarsi, com’era Giulio, un’eccellenza, e che poi ce lo facciano trovare ai bordi di una strada massacrato in maniera inusitata, senza nessun rispetto umano. Non ci sono parole per descrivere questo quadro.Esiste certamente un’indicazione che possiamo riassumere con la terribile parola “ragion di Stato”, ma questa non può essere capace di nascondere qualsiasi cosa, non può essere insuperabile.Ci sono situazioni per le quali nemmeno la ragion di Stato tiene; essa ha un limite e questo limite è l’umanità.

Quali i prossimi passi della Commissione?In questi giorni ci incontreremo come Ufficio di Presidenza allargato ai rappresentanti dei gruppi, per poter predisporre – sempre con lo stesso principio della celerità ed efficienza – le prossime audizioni.Quelle che abbiamo svolto ci hanno dato degli elementi per noi essenziali; ora siamo pronti ad ascoltare le altre autorità che hanno avuto un ruolo e un compito difficilissimo in quello che è accaduto. Dovremo naturalmente porci gli obiettivi di ascoltare la Farnesina – quindi chi, attraverso il corpo degli ambasciatori, prima di ogni altro ha avuto l’esigenza di affrontare l’impatto di quanto accaduto; avremo bisogno di sentire le agenzie che si occupano dei vari aspetti della situazione, nonché dovremo impostare un ragionamento circa l’esigenza, emersa in maniera assolutamente evidente, di chiarire meglio di quanto fatto finora il ruolo che Cambridge e il mondo universitario hanno avuto in questo quadro.Ovviamente dobbiamo individuare le strade più idonee da percorrere, perché il nostro ruolo è molto delicato: non siamo solamente degli istruttori o investigatori, siamo anche un soggetto politico e di conseguenza ogni nostro atto ha un’immediata rilevanza politica. Quindi, per quanto sia perfino paradossale, il nostro modo di muoverci è ancor più sensibile alle conseguenze che può creare.Abbiamo poi in particolare una responsabilità: non dobbiamo sbagliare, perché i nostri atti devono essere sempre e comunque studiati e finalizzati all’aiutare le altre autorità e gli altri soggetti che stanno facendo tutto il possibile per arrivare alla verità.Fra questi soggetti sicuramente anche la famiglia e la struttura legale che la tutela, che sta facendo un lavoro encomiabile e ha naturalmente bisogno di poter essere assistita in maniera ulteriore.Riusciremo nel corso dell’anno che abbiamo di fronte ad arrivare a capo di questa situazione? Non ne ho la certezza, ma sono certo di poter dire che faremo di tutto per arrivarci.