Essere e sentirsi Europei

Essere e sentirsi Europa ed europei. Una sensazione che cozza contro quella che è l’immagine, ma anche drammaticamente la realtà, del Continente europeo. Al punto – per non pochi, purtroppo – da avere paura di essere e di sentirsi Europa.Le motivazioni della crisi sono davanti agli occhi di tutti: la deriva verso le disuguaglianze a causa della globalizzazione; il divario tra nord e sud ed, infine, il divario tra est ed ovest. Le disuguaglianze avanzano in tutti i paesi europei, incoraggiate dalla concorrenza fiscale esacerbata che favorisce i più mobili e che l’Europa continua a rinfocolare con rischi di ripieghi identitari e logiche del capro espiatorio.Le potenze economiche continuano a considerare naturali le disuguaglianze, credono ciecamente nella forza del libero mercato e della libera concorrenza… in realtà i rapporti di proprietà risultano sempre più complicati, l’ingiustizia sempre più allargata con pochi sempre più ricchi e tanti sempre più poveri. Per uscire da questa situazione – secondo gli esperti – occorre una rifondazione intellettuale e politica dell’Unione europea, accompagnata da una reale democratizzazione delle istituzioni liberate dalla burocrazia che tutto stritola e dalla elefantiasi dell’apparato lento, costoso e farraginoso.Un recente rapporto curato dall’osservatorio sulla Dottrina sociale della Chiesa, annota che “il continente appare allo sbando, costituito da una società liquida, inodore, incolore, omologata al pensiero unico”. Per i sostenitori delle intuizioni di Schumann, Adenauer e De Gasperi, la mancanza di iniziativa legislativa dell’attuale Parlamento grida vendetta e così il potere ai tecnici, la predominanza dei consigli dei ministri e della Commissione europea, per non parlare delle divisioni interne, dei gruppi di paesi vicini, dei regolamenti e della indispensabilità di una guida monetaria unica e di un unico esercito ed una unica polizia per la sicurezza dei confini.L’Europa dei popoli e delle genti, prima ancora che degli Stati, resta un traguardo per il quale occorre credere e lavorare. Tutti insieme. Gorizia e la sua terra – dove l’Europa vuol dire incontro, fratellanza e fraternità, valori spirituali prima di tutto, cultura e storia, umanesimo e bellezza – non hanno mai mancato di respirare questa aria e questa atmosfera, restando legati al sogno dell’Europa anche quando la cortina di ferro divideva l’Europa ed era dentro alle case e alle vie.Una visione ed un progetto concreto fatto di dialogo e di confronto con le differenze, di accoglienza delle diversità per riscoprire una unità che viene da lontano e che occorre sempre raggiungere. Negli ultimi sessanta anni fra di noi si sono potute ascoltare le voci più alte della Mitteleuropa: a Gorizia hanno parlato politici e tecnici, artisti e insegnanti, scrittori e poeti, urbanisti e musici, filosofi e uomini e donne di pensiero e di anima, allargando la fiducia appunto nell’Europa delle radici comuni e nei valori da inverare continuamente.Sono ancora a disposizione gli Atti di quei colloqui e di quelle voci. Per chi ha avuto l’avventura di ascoltarle direttamente sono ancora vive come erano vivi – dopo la tragedia delle guerre del ventesimo secolo – gli ideali europei dei protagonisti della costruzione dell’Europa. Solo chi saprà battersi per questo ideale di unità – e non certo perché batte i pugni a Bruxelles – merita il nostro voto. La scelta per l’Europa, come dimostrano le vicende di diversi Stati europei, viene al primo posto nella scelta dei partiti da votare. Una scelta prioritaria che non risparmia l’impegno per insieme riempire nuovamente di idealità-identità spirituali e storiche il progetto degli Stati uniti d’Europa in una visione unitaria rispetto al ruolo dell’Europa nel mondo, un mondo unito e solidale come ha testimoniato Papa Francesco nel messaggio rivolto ai capitalisti del mondo riuniti a Davos. Messaggio di rara acutezza ed intensità.