Empori della Solidarietà più forti del virus

Il Covid – 19 si è dimostrato un virus molto potente. Non solo dal punto di vista sanitario (tutti abbiamo davanti agli occhi e difficilmente dimenticheremo le drammatiche immagini delle terapie intensive al collasso, dei volti segnati degli infermieri, delle tante persone attaccate ai respiratori), il virus è riuscito a cambiare completamente le nostre vite, le nostre abitudini in casa e con gli altri, costringendoci ad allontanarci per lungo tempo dalle persone che abbiamo a cuore. Ma questo temibile virus, obbligando gli Stati al lockdown, alla chiusura pressoché totale delle attività lavorative “non essenziali”, ha portato con sé un’ulteriore piaga: quella della povertà.Moltissimi lavoratori che prima non avevano mai avuto necessità di avvicinarsi ai servizi assistenziali, si sono trovati dall’oggi al domani nella condizione di dover chiedere aiuto, perché improvvisamente hanno perso il lavoro, oppure sono rimasti a casa senza ricevere reddito, o ancora non hanno potuto (o non potranno) trovare occupazione perché lavoratori stagionali.In tutto questo, la Caritas diocesana di Gorizia, nello specifico con gli Empori della Solidarietà, non si è mai fermata, anzi, ha potenziato il servizio, plasmandolo sulle necessità date dall’emergenza e rendendo l’accesso più “snello”.Una realtà, quella degli Empori della Solidarietà diocesani, iniziata nel 2011 con la nascita del primo emporio di Gorizia, tra i primissimi sul territorio nazionale, e che grazie al sostegno dato annualmente dai Fondi 8xmille consente non solo di seguire, ma soprattutto di ridonare a tante famiglie quella dignità che, a causa di una difficoltà, sentono di aver perduto.

Le nuove modalitàSu tutti e tre gli Empori diocesani – che hanno sede a Gorizia, Monfalcone e Gradisca d’Isonzo e sono coordinati dall’associazione di famiglie “La Ginestra”, Onlus della Caritas diocesana – la modalità di accesso decisa per l’emergenza da Covid 19 prosegue su due piani paralleli. Da un lato gli utenti già in possesso della tessera (quindi già seguiti dai servizi della Caritas diocesana) procedono con le normali modalità di ritiro. Nello specifico, per la prima fase dell’emergenza, a Monfalcone e Gorizia la spesa veniva prenotata telefonicamente e quindi ritirata già imbustata; a Gradisca d’Isonzo, servendo un numero più ridotto di utenti, la spesa veniva effettuata su prenotazione del turno, in modo da non creare affollamenti.Una grossa novità è stata messa in atto per i nuovi accessi che, molto semplicemente, possono tutt’oggi presentarsi direttamente all’Emporio in orario di apertura; viene loro data una prima spesa, contenente generi di prima necessità, ed erogata sul momento una tessera, che avrà una validità di 3 mesi. Allo stesso tempo l’utente viene messo in contatto con l’assistente sociale del Centro di Ascolto diocesano, che si confronta costantemente anche con i Servizi Sociali comunali, per valutare la difficoltà vissuta e offrire un’assistenza quanto più integrata.

La crescita delle domande“In queste settimane si è assistito ad un boom degli accessi, in particolar modo da parte di cittadini italiani, ma non solo – spiega Adriano Tropea, responsabile per il servizio degli Empori della Solidarietà -. Soprattutto sono stati tanti i casi che erano totalmente “sconosciuti”, sia ai servizi Caritas che ai Servizi Sociali comunali, segno che ci sono effettivamente già nuove povertà. Tante poi le storie che colpiscono: moltissime sono le persone che hanno perso il lavoro e provano molta vergogna nell’accedere al servizio. Vergogna tale che, per alcuni casi, si è scelto di portare la spesa direttamente a casa, pur di poterli aiutare. In molti poi sono venuti presso gli Empori una volta sola e poi non più tornati, probabilmente proprio per il senso di vergogna e di “colpa” che provano. È quasi un peso, per loro, il dover chiedere aiuto, anche se è dato di buon cuore, senza alcun giudizio, molte volte il dover “chiedere”, il trovarsi in difficoltà, è vissuto come una colpa”.L’Emporio della Solidarietà di Monfalcone a febbraio ha contato 134 utenti, arrivando a contarne 229 a fine aprile, con un aumento del 74%; si tratta prevalentemente di cittadini italiani, in aumento del 131% passando dai 58 utenti di febbraio ai 134 di aprile. L’Emporio della Solidarietà di Gorizia nello stesso periodo ha registrato un incremento del 13% delle persone che vi si rivolgono – differenza dovuta al fatto che la Protezione Civile di Gorizia ha istituito un punto di distribuzione alimentare autonomo, mentre il Comune di Monfalcone ha devoluto tutti i generi alimentari raccolti dalla Protezione Civile all’Emporio della Solidarietà che, di fatto, è diventato il primo punto di riferimento per l’area -.Anche l’Emporio della Solidarietà di Gradisca d’Isonzo ha rilevato un andamento crescente delle persone che vi accedono: a settembre 2019 i titolari di tessera erano 32, cresciuti a 46 nell’aprile successivo.

Le mani teseOltre all’indispensabile aiuto fornito dai fondi 8mille, senza il quale sarebbe complicato fornire un servizio così ramificato sul territorio, in questi mesi di emergenza è stata tanta anche la solidarietà, arrivata sia dal pubblico che dal privato: “Una persona – ha raccontato Tropea, per circa tre settimane ci ha portato una grossa spesa di prodotto fresco, acquistato esclusivamente per gli Empori. Tanti anche coloro che hanno voluto appoggiarci con un contributo economico o con generi alimentari. Moltissime poi le aziende, gli enti e le associazioni che ci hanno aiutato con alimenti o contributi.In tanti ci hanno sostenuto e stanno continuando a sostenerci. A tutti un grande grazie”.