Dati statistici per situazioni reali

Nell’incontro tenutosi a Gradisca su “La fedeltà dell’aver cura  – La famiglia oggi”, in merito al quale è già stato pubblicato un breve resoconto da Voce Isontina dell’altra settimana, con l’impegno ad approfondire quanto emerso, sono stati proposti alcuni dati interessanti sulla realtà delle famiglie oggi, con particolare riguardo al territorio diocesano e regionale. Partendo dall’affermazione di Evangelii Gaudium “La grazia suppone la cultura, e il dono di Dio si incarna nella cultura di chi lo riceve”, la sociologa Gabriella Burba ha presentato un quadro statistico idoneo a promuovere un approccio alla famiglia basato sulla concretezza delle situazioni reali, secondo l’invito di Bonhoeffer a restare fedeli alla terra invece di spiccare il volo nelle cosiddette regioni eterne.Il primo aspetto che dovrebbe interpellare sia la pastorale sia la politica è il drammatico calo demografico, che investe tutta l’Italia, con particolare accentuazione in regione e in diocesi, dove ormai l’indice di vecchiaia è superiore a 220 (ogni cento minori fra 0-14 anni ci sono oltre 220 soggetti da 65 anni in su) e la popolazione è in costante calo, in seguito alla drastica riduzione della natalità: dai 188.937 residenti sul territorio diocesano nel 2011 si è scesi ai 185.742 del 2017, con una perdita dell’1,7% nonostante l’immigrazione. La quota di popolazione 0-35 anni costituisce il 30% del totale, inferiore alla media regionale (31,7%) e nazionale (35,5%). Secondo l’ISTAT in Italia i giovani si sposano sempre meno: in ambito diocesano i coniugati maschi fra 18 e 34 anni sono il 13,3%, le donne coniugate il 24,3%. A livello nazionale l’età media del matrimonio si è alzata a quasi 35 anni per i maschi e 32 per le donne. Il quoziente di nuzialità 2016 in diocesi è leggermente più elevato di quello regionale (3,1‰ vs. 2,9‰), entrambi inferiori alla media nazionale del 3,4‰ (ma era dell’8‰ nel 1961). Se si guarda poi alle percentuali di matrimoni celebrati in chiesa, il quadro appare ancor più problematico: nel 2016 sono stati il 36,2% in diocesi (dato analogo all’intera regione), con variazioni interessanti fra i diversi comuni, mentre in Italia costituiscono ancora la maggioranza (53%). Alla diminuzione dei matrimoni si contrappone un aumento progressivo di separazioni e divorzi, questi ultimi decisamente cresciuti dopo la legge del 2015 sul cosiddetto divorzio breve. L’ISTAT ci dice però che i matrimoni religiosi sono più stabili di quelli civili. I dati nel loro complesso ci presentano una realtà di famiglie sempre più piccole, instabili, differenziate e “deistituzionalizzate” (28% i nati fuori dal matrimonio in Italia nel 2016): in regione le coppie con figli sono il 29% del totale, le coppie senza figli il 24%, le cosiddette famiglie monogenitoriali  l’11%, le persone sole il 32%, con un rimanente 4% di famiglie con più aggregati.Un quadro a crescente rischio di solitudine e difficoltà, completamente cambiato rispetto all’esperienza delle generazioni più anziane, tanto che papa Francesco al convegno di Firenze 2015 ha affermato: “Si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca. Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere”. I problemi però vanno vissuti appunto come sfide e non come ostacoli, senza indulgere a quella che Bauman ha definito retrotopia, citando le parole di papa Francesco sulla cultura del dialogo e dell’incontro come unica via possibile del futuro.