Come valutano il proprio istituto gli insegnanti di religione?

Uno degli assi portanti della riforma degli ordinamenti scolastici è sicuramente l’interdisciplinarietà: “L’enfasi sulla necessità di costruire, attraverso il dialogo tra le diverse discipline, un profilo coerente e unitario dei processi culturali.” (Indicazioni Nazionali Licei)A questo proposito una domanda del questionario chiedeva agli insegnanti di religione se l’approccio interdisciplinare costituisca una risorsa potenziale anche per l’Insegnamento della loro disciplina. La quasi totalità ha risposto affermativamente (12 “molto” e 13 “abbastanza”). Molto positiva appare anche la disponibilità dei colleghi di altre materie a coinvolgere l’IRC in percorsi di questo tipo: in 20 casi sono la maggioranza, in 7 solo pochi, ma non si registrano risposte per “nessuno”. Di fatto, nell’ultimo anno, ben 23 IdR hanno collaborato a unità di apprendimento interdisciplinari, 22 a visite guidate, 18 a vari progetti, 17 a incontri con realtà socio-religiose del territorio. Numeri minori registrano altre attività quali: visioni di spettacoli, dibattiti, volontariato all’interno della scuola, sportelli di ascolto per studenti e famiglie. La partecipazione degli insegnanti di religione all’azione educativa della scuola va quindi ben oltre le poche ore di tale insegnamento, declinandosi in azioni di approfondimento culturale, di rapporto con il territorio, di formazione complessiva degli studenti e di accompagnamento al loro percorso di crescita. Molto positivo appare anche il giudizio espresso dagli IdR sugli orientamenti educativi prevalenti nella propria scuola: rispetto, accoglienza, dialogo, attenzione alla situazione personale e familiare dello studente, collaborazione, promozione di autonomia e responsabilità, inclusione dei soggetti “deboli”, apertura nei confronti delle famiglie, interdisciplinarietà. Un rispondente propone un’osservazione interessante sulle differenze fra le scuole della Diocesi inserite nel territorio goriziano, dove è ancora presente una tradizione cristiana che trova ampia espressione e consenso anche a scuola, e quelle del territorio triestino, maggiormente secolarizzato e orientato a una netta separazione dei due ambiti, laico e religioso. Soltanto in due casi emergono opinioni negative sul proprio contesto scolastico, con la segnalazione di rapporti educativi centrati sul controllo e sulla paura o di tendenze a un permissivismo colpevole, causato da mancata assunzione di responsabilità educativa da parte del corpo docente. Le valutazioni prevalentemente positive trovano conferma nell’analisi dei punti di forza e di debolezza della propria scuola: 22 hanno individuato i primi e solo 17 i secondi, con alcuni che affermano di avere difficoltà a trovare punti di debolezza. I termini più ricorrenti per quanto riguarda gli aspetti di forza sono: collaborazione, condivisione, convivenza; famiglia; persona; diversità; interdisciplinarietà; dialogo, confronto; valorizzazione; disponibilità; accoglienza; integrazione, inclusione. Fra gli aspetti critici vengono segnalati: l’eccesso di proposte che arrivano alla scuola; situazioni familiari e sociali difficili; i problemi dell’attuale contesto giovanile e la demotivazione allo studio; difficoltà di collaborazione con colleghi, famiglie e territorio; numerosità della classi; mancanza di serie “alternative” all’IRC; lontananza da una prospettiva trascendente.