Aperture domenicali? Vantaggio per pochi

La Regione Friuli Venezia Giulia lo scorso anno c’aveva provato, ma è stata un po’ una battaglia contro i mulini a vento quella per la regolamentazione delle aperture di attività commerciali e supermercati nelle giornate festive. Dopo un ricorso presentato alla Corte Costituzionale da rappresentanze della Grande Distribuzione, la “Legge 4/2016” – che stabiliva la chiusura nelle giornate del 1 gennaio, Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1 novembre, Natale e Santo Stefano – è stata dichiarata incostituzionale, bocciando anche le parti in cui la Regione liberalizzava le giornate di chiusura esclusivamente per i Comuni a economia turistica.Abbiamo incontrato diversi rappresentanti che tutelano o operano con il settore del commercio. Tutti si sono trovati d’accordo su alcuni punti essenziali: tenere aperto le domeniche o durante le festività non risolve e non risolverà i problemi del settore, in più sfavorisce le piccole attività familiari e la vita dei dipendenti.

Gianmarco ZotterPresidente mandamentale Confcommercio

Il primo a prendere la parola è Gianmarco Zotter, da giugno presidente del mandamento di Gorizia di Confcommercio, per il quale “sono necessarie leggi per non svantaggiare il “piccolo”; il fatto che ci sia una deregulation totale favorisce solamente la grande distribuzione. In questo la Regione Friuli Venezia Giulia ha fatto un primo passo, riuscendo a legiferare in merito lo scorso anno, ma il tutto è stato un “fuoco di paglia” perché era necessario che lo stesso Stato legiferasse; la Regione si è fatta avanti affinché si creasse una norma nazionale, come ad esempio accade in Austria, dove sono incredibilmente intransigenti.Sarebbe poi necessario fare dei distinguo tra le città, come quelle a vocazione turistica, ma per una realtà commerciale come Gorizia, dove per lo più è lo stesso titolare, da solo, a gestire la propria attività, una regola decisamente servirebbe per aiutare i più deboli, mettendo dei paletti. Per sopportare la concorrenza, a volte un commerciante è praticamente costretto a tenere aperto. Il fatto è che “ci siamo abituati bene”, con i grandi centri commerciali sempre aperti, ma c’è da dire che si viveva bene anche prima, ci si è sempre organizzati…”.Chiediamo a Zotter se una città come Gorizia che, per il suo rilancio, ha scelto di puntare al turismo, le aperture domenicali potrebbero rappresentare una soluzione per risollevare il commercio e lui ci ricorda che “di occasioni ce ne sono tantissime, ma anche queste vanno “corredate” con iniziative parallele e in questo i commercianti locali sono i primi a mettersi a disposizione per alzare le serrande. La domenica l’offerta turistica in città è mirata al museo, alla mostra temporanea, al castello… è un turismo mordi e fuggi quello che caratterizza Gorizia, non è ancora un turismo che si stanzia e punta soprattutto a trovare dei locali e bar aperti, per potersi fermare a mangiare un boccone o a bere un caffè, ma non più di questo. Invece abbiamo notato che, quando si creano iniziative parallele, con la collaborazione del Comune e delle nuove associazioni che si sono create, la vita in città è molto più interessante e si riesce a trattenere il turista. È una fatica tenere aperto quando non c’è niente; la vocazione è turistica ma con un turismo che ancora non è costruito.A parte fine novembre – dicembre, che in vista del Natale siamo aperti praticamente ogni domenica, durante l’anno ci sono, legati a degli avvenimenti in città, circa un’apertura domenicale al mese: siamo sempre pronti a metterci la faccia, ad alzare le serrande e ad aiutare a dare luce alla nostra città. Si tratta per noi oggi di riscoprire il centro cittadino, il Centro Commerciale Urbano, che dà un’offerta molto diversa, con tanta qualità e un maggior servizio di vicinanza al cliente.”.

Silvia PaolettiPresidente Acli provinciali

Sulla stessa linea anche Silvia Paoletti, presidente delle Acli provinciali, la quale in una nota sottolinea come “lavorare anche la domenica e tenere gli esercizi commerciali aperti non è servito e non servirà a contrastare la crisi economica, perché i consumi non si favoriscono con le aperture domenicali e festive, ma con l’aumento di denaro nelle tasche dei consumatori. Inoltre, la scelta di liberalizzare senza regole ha penalizzato i piccoli negozi, solitamente gestiti da attività familiari, profondamente diversi nella conduzione dalle grandi catene commerciali.In nessun altro Paese d’Europa esistono orari liberalizzati, anzi, gli orari di apertura e chiusura delle attività vengono ben disciplinati e, nei giorni di festa – domeniche comprese -, le serrande rimangono abbassate, in alcuni casi addirittura già dalle 14 o dalle 18 del sabato pomeriggio, come accade nella vicina Austria.Una società forte e coesa si regge su valori e principi solidi, in particolare quello della famiglia e del diritto al riposo, che vanno oltremodo tutelati”.Per quanto riguarda il caso specifico di Gorizia, innanzitutto dobbiamo capire che cosa intendiamo per turismo in questa città, che tipo di utenza attirare, quando e come: credo che prima di tutto gli esercizi pubblici – trattorie, ristoranti e bar – dovrebbero, in caso di una “vocazione turistica” della città, mantenere per primi l’apertura domenicale, per offrire ristoro e servizi ai turisti in visita. Credo che questa sia la prima risposta da dare a un visitatore. A seguire le attività commerciali. Gorizia è però una città molto piccola, non è una Roma o una Firenze, che contano migliaia di turisti quotidianamente, pertanto non credo sia essenziale l’apertura domenicale delle attività presenti in centro. Inoltre non abbiamo grandi megastore, che possono vantare numeri consistenti di presenze. In ogni caso, in determinate giornate che corrispondono ad avvenimenti importanti per la città – Gusti di Frontiera, èStoria… – gran parte dei negozi rimangono aperti anche la domenica.L’importante a mio avviso è definire legalmente le giornate e gli orari di apertura e non lasciare che ognuno faccia ciò che vuole perché oltre a creare una situazione di scorrettezza nei confronti dei colleghi “minori”, si va a ledere il diritto del lavoratore a rimanere a casa. Il lavoro è certamente importante e, soprattutto in questi momenti, è “d’oro”, ma ci sono diritti e doveri, tanto per i lavoratori, quanto per i titolari, e vanno rispettati”.

Alberto MonticcoSegretario Cisl FVG

Abbiamo chiesto il parere su quest’argomento anche a una delle maggiori sigle sindacali, la Cisl, rappresentata dal segretario generale per il Friuli Venezia Giulia, Alberto Monticco.”A statistica, non sembra che le aperture domenicali abbiano aumentato il fatturato o quant’altro, quindi questo “bisogno” di tenere aperto la domenica è un po’ un fuoco di paglia, un gioco al massacro. La posizione di Cisl – sia confederale, sia con la categoria del commercio – è per ma concordare un lasso di festività/domeniche lavorabili, non sicuramente – come accade ora – 52 domeniche di apertura. Altra cosa che appoggiamo, e che deve valere o per tutti o per nessuno, è la revisione del discorso dimensionale di un’attività commerciale, per cui oltre una certa dimensione i negozi possono decidere di rimanere aperti, sotto una certa dimensione no. Non ci sembra corretto ci sia questa differenza che certamente crea una concorrenza sleale e mette in difficoltà le attività commerciali più piccole, magari gestite a livello famigliare. Vanno tutelate da questo punto di vista sia le esigenze dei lavoratori che quelle, anche legittime, delle aziende.Se si tratta di concordare un tot di aperture, la disponibilità della nostra sigla sindacale c’è sempre stata e continua ad esserci, ma deve essere una cosa vincola tutti gli esercizi. A dicembre, per esempio, con la vicinanza delle festività, avere una disponibilità di orario più ampia può anche essere una condizione comprensibile; ci può essere lo spazio per questo tipo di soluzione, ma assolutamente non in modo indiscriminato o facendo differenziazioni tra piccoli e grandi commercianti. C’è da dire poi che ultimamente anche le maggiori catene della Grande Distribuzione hanno attraversato dei forti momenti di crisi (CoopCa, Cooperative operaie di Trieste Istria e Friuli, Tuodì…), ulteriore esempio di come il parametro dimensionale non sempre riesca a tutelare l’attività, per cui, oltre al fatto delle giornate di apertura, entra in campo anche il bisogno di diversificare l’offerta: chi compra in un supermercato o un certo articolo in un negozio, difficilmente poi si recherà anche a quello vicino, che offrono grossomodo la stessa merce. Credo che anche qui ci sia bisogno di una certa regolamentazione.Ci vuole una logica condivisa e concertata. Con la condizione attuale, che permette praticamente di essere sempre aperti, entra in gioco anche tutto un discorso sulle turnazioni a volte massacranti per chi dentro agli esercizi commerciali ci lavora.Ovviamente i centri cittadini più grossi – che hanno grossi afflussi, soprattutto turistici, anche la domenica – hanno esigenze diverse; nella nostra Regione penso soprattutto a Trieste, in parte anche Udine, o in estate alle località di villeggiatura”.

Elisa MianiSegretario Fisascat Cisl

È intervenuta infine anche Elisa Miani, segretario generale di Fisascat Cisl di Trieste e Gorizia, che ha confermato come “l’apertura domenicale ha trovato riscontro prevalentemente per il settore dei supermercati, che hanno visto le vendite che prima si realizzavano al sabato, spostate sulla giornata successiva; da indagini di mercato fatte da un grosso marchio presente in provincia, risulta che gran parte dei clienti si concentrano sabato pomeriggio e la domenica, ma gli altri 5 giorni della settimana sono più alti i costi di gestione che i ricavi. Dato in aumento – o comunque con segno positivo – è quello degli accessi alle aree commerciali, d’estate perché fa fresco e d’inverno perché piove, ma non è proporzionale alle vendite: di fatto in questi anni le persone si sono abituate a trovare tutto aperto alla domenica, ma non implica che spendano soldi in più. Nei vari incontri informativi con le aziende della distribuzione, si avvince che le aperture domenicali non hanno incrementato il fatturato anzi, i dati dello scontrino medio che ci vengono forniti sono molto più bassi rispetto a quello che le aziende immaginano sul preventivo di bilancio e purtroppo anche sul dato effettivo dell’anno precedente.Fondamentalmente una così liberalizzata situazione sulla gestione delle aperture non risolve assolutamente i problemi del settore. Purtroppo difficilmente si tornerà indietro, perché significherebbe che tutte le attività dovrebbero rimanere chiuse, è complicato venirne a capo. Di fatto c’è che questa liberalizzazione, così com’è ora, rovina la vita di chi nelle attività commerciali lavora: le piccole attività per una questione di concorrenza, i dipendenti per turni che mal coincidono con i tempi di vita famigliare”.