A “scuola” di Italiano, occasione per stare insieme

“Amicizia, incontro, dialogo. Potrebbero essere proprio queste le parole chiave per descrivere gli appuntamenti di studio della lingua italiana che si stanno svolgendo presso gli spazi dell’oratorio Pastor Angelicus della parrocchia dei Santi Ilario e Taziano a Gorizia.Gli incontri sono tenuti dalla signora Anjalika Villani, ucraina di origine e residente a Gorizia dal 2006, anno del suo matrimonio.”Direi che il merito di quest’iniziativa va a don Nicola Ban, che mi conosce da diverso tempo e ha voluto coinvolgermi”, ci ha spiegato Anjalika. Per alcuni anni infatti la signora Villani è stata attiva con un gruppo di mamme ucraine e russe, residenti a Gorizia, che, di anno in anno, allestivano incontri e piccoli spettacoli – spesso ospitati proprio presso l’oratorio – di lettura, recitazione e divulgazione per bambini delle storie della tradizione di entrambi i Paesi. “A noi non importa chi sei, non ci sono divisioni, siamo tutti fratelli e sorelle, tutte mamme, con voglia di stare insieme e in questo momento condividiamo anche la stessa preoccupazione” ha aggiunto.Proseguendo Anjalika ha raccontato che “quando è arrivata la pandemia purtroppo ci siamo dovute fermare. Nel frattempo i nostri bambini sono cresciuti, le cose sono un po’ cambiate e non c’è stata ancora occasione di riprendere il progetto”.Proprio quando le cose sembravano andare un pochino meglio per quanto riguarda l’uscita dalla pandemia, ecco purtroppo un nuovo e inaspettato dramma: lo scoppio della guerra in Ucraina, sotto attacco russo. “Un giorno, poco dopo lo scoppio della guerra, ho incontrato don Nicola, mi ha chiesto come stessi, come stesse la mia famiglia, la mia mamma, sapeva che ero preoccupata e voleva accertarsi della loro condizione.È stato in quell’occasione che mi ha proposto, sapendo che avevo avuto in passato un po’ di esperienza di insegnamento della lingua italiana, ucraina e russa ai bambini, se me la sentissi di proporre qualche incontro – in attesa che vengano organizzati quelli ufficiali e professionali – di avvicinamento alla lingua italiana. Ho accettato con gioia e così abbiamo iniziato questi incontri, che svolgiamo appunto presso il Pastor Angelicus”.Come raccontato poi da Anjalika, questi incontri hanno l’obiettivo non solo di fornire a chi arriva nel nostro Paese, nella nostra città e vi si fermerà per un po’, un’”infarinatura”, una base della lingua italiana e dell’alfabeto latino, ma anche e soprattutto rappresentano una grande occasione per stare insieme, socializzare, capirsi e creare un gruppo, affinché queste persone, queste donne, non si sentano sole.”Agli incontri c’è un’ottima partecipazione, ci aggiriamo sempre tra le 15 e le 20 presenze. Sono tutte donne che stanno scappando dalla guerra, viaggiano sole con i loro bambini; i mariti, compagni, padri, fratelli, sono tutti rimasti in Ucraina. È difficile per loro, la preoccupazione è davvero tanta. Le si vede nello sguardo che a volte sono “assenti”, immerse nei loro pensieri, timori e preoccupazioni. All’inizio soprattutto si vedeva che erano “da un’altra parte” ma poi piano piano, con calma e un po’ per volta, hanno preso più confidenza, partecipano volentieri agli incontri e alle spiegazioni; a volte si riesce anche a ridere insieme”.Come ha desiderato sottolineare Anjalika, “È difficile dire che hai bisogno di aiuto, specialmente per il popolo ucraino, fiero e abituato a cavarsela. Ci vuole tempo, pazienza e molta comprensione. Queste donne non sono qui in vacanza: sono curiose, intelligenti, desiderose di conoscere ma al tempo stesso la preoccupazione per ciò che succede laggiù, per chi è rimasto in Ucraina, è davvero tantissima”.”La scintilla per organizzare questi incontri è scattata dalla famiglia ucraina che ospitiamo qui al Pastor – ha raccontato don Nicola Ban – desiderosa di imparare quanto prima almeno una base di italiano. Così, in attesa dei corsi ufficiali, ho chiesto ad Anjalika se fosse disponibile a dare qualche lezione. Sono contento abbia accettato anche perché, essendo l’ucraino una lingua slava, con un alfabeto totalmente diverso da quello latino, è difficile imparare l’italiano in maniera autodidatta, senza una mediazione”.Per quanto riguarda la presenza e soprattutto l’accoglienza dei cittadini in fuga dall’Ucraina, il sacerdote ha spiegato che “è difficile per queste persone, in questo momento, capire quali prospettive ci siano per loro, cosa potrebbero fare; è una fase questa un po’ di incertezza, anche le istituzioni sono in fase organizzativa. In ogni caso mi sembra si stia costruendo davvero una bella rete con i cittadini ucraini che già risedevano sul territorio, per agevolare il loro arrivo e convivenza.Anche dal punto di vista delle comunità poi devo dire che c’è stata una risposta molto bella: da subito ci si è ritrovati per organizzare gli spazi, per allestire al meglio il luogo dove queste persone sono ospitate, per offrire loro la miglior accoglienza possibile.Una cosa da non sottovalutare poi è il rispetto della loro “intimità” come famiglia: in parrocchia ci sono degli “angeli custodi” che si prendono cura di loro e si accertano che vada tutto bene, senza però essere mai invadenti, sempre nel rispetto più totale della loro privacy”.