A proposito di dialogo interreligioso

L’estromissione dell’imam (dott. Nader Akkad) da parte del direttivo dell’associazione che gestisce la moschea è, infatti, spettacolo che turba. Specialmente se la colpa attribuitagli è di promuovere la concordia fra le variereligioni. Questo, infatti, sostiene l’imam: di essere stato allontanato per avere definito fratelli i cristiani.Cosa che rispecchia la sensibilità di moltissimi mussulmani ma, evidentemente, non di tutti.Si sa, l’Islam riconosce di avere radici comuni al cristianesimo. Di avere in Gesù uno dei suoi profeti. Purtroppo, però, esiste anche un altro Islam.Quello che nutre sentimenti ambigui, quando non ostili, verso i cristiani. Quello delle contadine pakistane che si rifiutano di bere allo stesso bicchiere usato da una donna cristiana. Quelle degli jiadisti-salafiti che marchiano con la lettera “n” di nazareni le case dei cristiani iracheni.La domanda cruciale, qui, è: quanti sono, gli odiatori, rispetto il totale!? Quanto è diffuso il senso di fratellanza, e quanto il settarismo? Quanto, insomma, dobbiamo preoccuparci?E’ una questione scottante, che un uomo illuminato come il papa Francesco sta affrontando con coraggio e lungimiranza. Il dialogo interreligioso è uno dei perni della convivenza in società sempre più disomogenee e articolate. Ecco perché l’esempio dell’imam di Trieste rifulge. Con le sue parole e azioni a favore della concordia tra comunità, ha diffuso una speranza in una città multieltnica e multireligiosa. La sua defenestrazione, quindi, non può che apparire inquietante, specialmente se avvenuto per quel motivo. Per il bene di Trieste, e del dialogo interreligioso, mi auguro che non sia così. E che l’imam ritorni quanto prima nel suo ruolo”.Così ha scritto giornalista e sociologo Marco Orioles. Puntualizzazioni e domande che si debbono condividere proprio pienamente.Il dott. Nader, di origini siriane e professore all’Università di Trieste, è persona squisita e coraggiosa. Soprattutto dimostra di essere un credente onesto. Lo abbiamo avuto ospite gradito nel corso di diverse iniziative culturali nel nostro territorio: oltre alla preparazione gli si deve riconoscere una singolare capacità di cogliere le diversità e, soprattutto, di cogliere il nocciolo delle questioni interreligiose.Nei rapporti personali, poi, esprime un senso grande di fraternità e di condivisione, di umiltà. Interlocutore intelligente e cordiale. Uomo di fede e di cultura.Anche da queste colonne la nostra solidarietà e fraternità al dottor Nader insieme con la certezza che chi crede così fortemente non può che essere protagonista del dialogo e dell’incontro. Il dialogo interreligioso è all’inizio fra di noi; sappiamo bene cosa è costato (alla comunità cattolica) il dialogo ecumenico che a Trieste ha avuto esempi straordinari in don Eugenio e nei suoi amici delle diverse comunità; anche fra di noi è stata una conquista capace di vincere minoranze preconcette.