8 per mille ragioni per orti davvero solidali

È tutto pronto per una nuova stagione di coltivazione agli Orti Solidali dell’Associazione “La Ginestra” Onlus di Gorizia.Concluso il primo anno di attività con ben 24 “ortolani” che si sono occupati dei 40 lotti a disposizione sul terreno situato in zona Mochetta a Gorizia, il 2019 vede un ulteriore sviluppo del progetto, con un totale di 34 famiglie presenti a prendersi cura dei campi e, ancora una volta, tutti i lotti messi a coltura.Il progetto ha preso via nel 2018 su un terreno dalla superficie totale di circa 3.400 metri quadri, gentilmente concesso in comodato da Giuseppe Mauro Klavcic.Come sottolineato nel giorno della presentazione dal presidente dell’Associazione “La Ginestra”, Marco Marcosig, “molteplici sono le finalità del programma: non solo la possibilità per un nucleo famigliare di avere in dotazione un pezzo di terra da coltivare, ma anche organizzare una rete di solidarietà tra le famiglie per l’autogestione e la cura di questo spazio agricolo, destinato a prodotti per l’autoconsumo. Accanto a questo, la predilezione per le colture biologiche, per essere solidali non solo tra persone e famiglie, ma anche con la natura”.L’inverno è stata l’occasione per dedicarsi alla sistemazione dell’area comune – destinata a momenti conviviali e dove poter far giocare i bambini – con la predisposizione del prato, ma anche l’implementazione dell’area dedicata agli alberi da frutto, dove sono state collocate numerose piantine, con un occhio di riguardo alle specialità locali. Spazio quindi a more ed uva sui pergolati, accanto a nespoli, melograni, cachi, fichi, ciliegi, susini e peri.Negli scorsi giorni, all’interno di un vivace momento d’incontro, “ortolani” e responsabili dell’associazione si sono ritrovati per dare l’avvio ufficiale alla stagione, con la consegna di ben 2.200 piantine, distribuite tra tutti i partecipanti all’iniziativa.Sono 15 le tipologie di pianta scelta, anche qui ponendo particolare attenzione alle coltivazioni che meglio si prestano alla nostra zona: fragole e meloni tra i frutti, accanto a melanzane, pomodori, cavoli cappucci, cetrioli e lattughe tra le tante verdure.”Noi distribuiamo questi prodotti – ha commentato la referente del progetto – ma il grosso lavoro lo fanno loro, gli assegnatari, preparando la terra, piantando le piantine, curandole con dedizione e occupandosi del loro mantenimento e quindi del raccolto. È bello vedere con quanta cura e amore si dedichino al loro terreno, ma la cosa che di più tocca il cuore è innanzitutto vedere come i bambini accompagnino volentieri qui i genitori, in uno spazio protetto dove sono liberi di giocare all’aria aperta, e come i “grandi”, italiani e stranieri, stiano tra loro intessendo rapporti di conoscenza e amicizia che danno spazio a bei momenti di collaborazione e interscambio”.Lo scorso anno, in fase di preparazione dei terreni, il progetto aveva anche posto l’occasione per creare un interscambio con i richiedenti asilo inseriti nei progetti della Cooperativa Murice, che avevano allestito la casetta per gli attrezzi posta all’interno dell’area. Infine fu molto valido anche l’aiuto dato dai piccoli partecipanti ai centri estivi parrocchiali goriziani, che realizzarono degli spaventapasseri, regalati poi agli assegnatari dei vari lotti.Gli “Orti Solidali” sono una delle realtà diocesane rese possibili grazie al sostegno non solo di enti locali, quali Banca Intesa San Paolo e la Fondazione Brovedani di Gradisca d’Isonzo, che hanno contribuito in maniera economica e con materiali agricoli, ma anche dei fondi 8xmille della Chiesa Cattolica, aiuto fondamentale in progetti che hanno una forte ricaduta sul territorio e sulle persone che lo vivono.Come aveva sottolineato nel momento di apertura del progetto “Orti Solidali” l’arcivescovo monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, progetti di questo tipo segnano “un momento di grande crescita e soprattutto di speranza, dato proprio dai messaggi positivi che escono da questo programma, a dimostrazione che il bene è contagioso, è intelligente – si dà sostegno a una famiglia, ma lasciando che sia essa stessa a gestirsi, sotto la guida di persone esperte – ed infine il bene è fraterno”.