Paul Simon ritorna con Stranger to Stranger

Cari amici della Voce, in questi ultimi giorni, tra gli artisti noti, è tornato alla casa del Padre il grande Giorgio Albertazzi, che nella sua carriera incise anche due 45 giri, ovvero “Questa cosa che chiamiamo mondo”, sigla dello sceneggiato twlevisisivo del 1970 dedicato al dr. Jekyll and Mr. Hyde e della cover italiana, con Anna Proclemer, del successo francese “Je t’aime… moi non plus” di Serge Gaonsbourg e Jane Birkin. E veniamo ad alcune novità discografiche di rilievo.

Rain Crow – Tony Joe WhiteRain Crow è un titolo che solo un maestro come Tony Joe White poteva mettere ad un suo disco. Ed il disco stesso è una celebrazione della musica del cantautore della Louisiana. Un rock denso di blues, fradicio per il fango delle paludi, mischiato a sonorità swamp, tipiche delle sue radici. Niente di nuovo, è vero, ma grande fascino e, soprattutto, assoluta continuità. Se la musica è simile, rimangono il piacere nel sentire le sue canzoni, la forza intrinseca delle composizioni stesse, il sapore del whiskey del Sud statunitense, il talkin’ profondo e unico.

Stranger to stranger – Paul SimonNuovo lavoro di Paul Simon che arriva cinque anni dopo So Beautiful So What, un buon disco, ma che non portava nulla di nuovo nella carriera del cantautore. Ci sono una manciata di canzoni sopra le media, tra cui la splendida Cool Papa Bell. L’edizione Deluxe contiene cinque canzoni in più.

Playing favooirites – 10.000 ManiacsNatalie Merchant non è più nella formazione, da oltre venti anni, ma la band, i 10.000 Maniacs, c’è ancora, ha il suo pubblico, un bel seguito. La dimostrazione arriva da questo disco, registrato dal vivo in un concerto celebrativo nella propria città natale, Jamestown, nello stato di New York. Per celebrare i 35 anni di attività si sono ritrovati i musicisti originali (John Lombardo, Dennis Drew, Jeff Erickson, Jerome Augustyniak, Steven Gustafson, Mary Ramsey) ed hanno eseguito, con l’aggiunta di archi e fiati, 14 classici del proprio repertorio storico.

Haroula Rose – Here the blue riverNome d’arte, è di origini greche, ma di mestiere fa la cantautrice in Usa. E’ nata a Chicago, ma vive in California e, saltuariamente, lavora anche per il cinema. Infatti un paio delle sue canzoni sono finite in film importanti come Still Alice e For A Good Time. Al suo secondo disco Haroula mischia folk e rock in modo disincatato, lasciando fuoriuscire le sue radici, ma andando poi direttamentre verso un suono figlio dei classici del cantautorato californiano. Ci sono echi della Mitchell, ma non è tanto la derivazione, quanto il risultato ultimo ad interessare, in quanto le canzoni della Rose sono di indubbia qualità.