XXIV^ domenica del tempo ordinario

Il commento al Vangelo di domenica 13 settembre 2015

9 Settembre 2015

Per una coincidenza particolare il brano di questa XXIV Domenica del Tempo Ordinario è posto al centro del Vangelo di Marco, dopo l’episodio della guarigione del cieco a Betsaida. Condotti per mano da Gesù nella prima parte del Vangelo, i discepoli sono invitati a rileggere l’esperienza vissuta ed a rispondere alla domanda di fondo dell’esperienza cristiana: chi è Gesù? Domanda non generica ma precisa e mirata: Chi è Gesù per me?La domanda sulla sua identità, posta da Gesù ai discepoli, mira a tratteggiare un identikit interiore, una fisionomia spirituale, una descrizione del carattere e dell’opzione fondamentale della vita. La domanda di Gesù è profonda e va al cuore: volete parlare di me o volete vivere per me, con me, ed in me? In altre parole, per i discepoli Gesù Cristo è una teoria fra tante o una persona unica e irripetibile? Non è una risposta facile né per noi, discepoli del XX secolo ne per gli Apostoli che hanno toccato con mano Gesù.I discepoli, che hanno vissuto l’esperienza da vicino, fianco a fianco con questo Maestro che è sempre in movimento, che passa di villaggio in villaggio, che incontra la gente e si china sulle singole situazioni di sofferenza, che compie gesti straordinari di guarigione, che parla e insegna con autorevolezza hanno la percezione che Gesù offre una nuova prospettiva diversa e non ancorata  a prescrizioni e tradizioni.La nuova prospettiva è la croce intesa non solo come sofferenza ma come dono di sé senza se e senza ma.Chiunque accetta la croce è il benvenuto nel Regno, ma chi la rifiuta aprioristicamente diventa motivo di scandalo, è posseduto da satana e va “esorcizzato” da questa malattia mortale: la presunzione di salvarsi sì, ma dal perdere la vita, mentre la salvezza autentica sta nel perdere la vita, perché possa essere salvata da Dio. Fare la volontà di Dio, anche quando questa implica la croce, significa essere e vivere da figli; mentre il sottoporre al vaglio dei nostri gusti o dei nostri interessi la volontà divina, espungendo quanto non ci garba, è solo la risposta alla sottile tentazione di satana che seduce il cuore, facendogli apparire il bene come male ed il male come beneIn questa prospettiva, allora, possiamo spiegare la parola “rinnegare se stessi” ovvero “ non conoscere se stesso” e quindi a non porsi come misura della propria vita. Il Pane che spezziamo, nel giorno memoriale della Pasqua, c’insegni a scoprire ogni giorno più profondamente chi è il Signore e ci porti, nel nostro piccolo, a diventare pane spezzato per gli altri.