XIX^ domenica del tempo ordinario

Il commento al Vangelo di domenica 9 agosto 2015

7 Agosto 2015

Continuiamo la lettura integrale del capitolo6 di Giovanni. C’è un primo passaggio da cogliere. Se prima gli interlocutori di Gesù erano detti genericamente “discepoli”, ora si parla di Giudei, in senso oppositivo. Tutto lo scontro ruota intorno alla divinità di Gesù che riprende nel suo parlare le espressioni che Dio ha usato nel roveto ardente con Mosè: Io Sono.In definitiva il brano, come in altre parte del quarto Vangelo, è un “autorivelazione” di chi è Gesù davanti alla quale l’uomo è chiamato a fare una scelta.Non è la prima volta che ci troviamo di fronte ad un Gesù incompreso. I Giudei non capiscono e quindi non riconoscono in Lui la divinità.Attendevano un Messia regale; Gesù li confonde, rifiuta questa loro attesa annunciando una prospettiva per loro impensabile: si offre come pane condiviso che dà la vita per sempre. Ecco allora che il brano di oggi può essere l’occasione per ridirci la bellezza del celebrare l’Eucarestia. Data per scontata, si rischia di non capire e quindi di non vivere pienamente la S.Messa. Così Mons. Lambiasi scriveva: “Ecco cosa ci ottiene la Messa: ci fa vivere di Gesù, ci genera alla vita eterna. I primi cristiani decantavano l’Eucaristia come “l’antidoto per non morire” (s. Ignazio Ant.). Sapevano bene che tanti loro fratelli e sorelle avevano celebrato l’Eucaristia, eppure erano morti e sepolti. Lo stesso S.Ignazio, che pure utilizzava la formula citata poco fa’, aspirava alla morte in cui sarebbe finalmente nato in lui il cristiano. È vero: l’Eucaristia non ci impedisce di morire, ma opera in noi quello che avviene con la consacrazione del pane: una trasformazione radicale. Facendoci morire con Cristo, l’Eucaristia ci consacra nella sua Pasqua e la morte diviene una nascita filiale. Ora, quando la morte si trasforma in una nascita, la vita diventa eterna. Il pane eucaristico non ci risparmia la morte fisica, ma ci proietta nella risurrezione di Cristo e ci fa partecipare alla sua vita immortale.“Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù”, ci esorta s. Paolo: le “cose di lassù” non sono le cose di un qualche asteroide perso tra le stelle, dove passare l’eternità a suonare l’arpa, svolazzando tra cespugli di rose senza spine. Le cose di lassù sono i valori alti, quelli che vanno posti in cima a tutto, al di sopra di tutto: la verità, la bontà, la giustizia, la fraternità, la libertà. Una vita vera e piena, una vita alta e altra, è già l’inizio dell’altra vita.Nell’Eucaristia noi siamo invitati ad assimilare la vita stessa di Cristo, il Signore: come quella di Gesù, la nostra umanità si riempie dello Spirito di Dio e diventiamo una risposta d’amore alla fame di vita dei tanti fratelli. Per questo, ci occorre la fede: “chi crede, ha la vita eterna”.L’Eucarestia che celebriamo ci aiuti ad approfondire la nostra relazione con Cristo dentro la Comunità. Ci sproni ad uscire dalle nostre Chiese per diventare, noi, pane spezzato per gli altri, capaci di generare speranza e gioia in chi incontriamo.