V^ domenica del T.O.

Annuncio e vocazione

5 Febbraio 2016

La Missione di Gesù é iniziata. “L’Oggi” di Nazareth si espande ed il lieto annuncio supera i confini di un paese per giungere ad ogni uomo. In questa missio Gesù non é solo. Chiede la disponibilità degli uomini ad essere pescatori, a pescare cioè portare in salvo l’umanità. Annuncio e Vocazione sono fortemente collegate. È perché hai fatto esperienza di Gesù che trovi il coraggio di annunciarlo agli altri. Il primo passaggio: la vocazione, una chiamata, innanzitutto, a riscoprirsi, a comprendersi così come siamo. In fondo, in ogni vocazione Gesù intercetta l’esistenza delle persone, aiutandole a rileggere se stesse in una prospettiva liberante, in un disegno che ridà significato e comprensione alla propria identità.E significativo che ogni vocazione inizi dove l’uomo vive, sperimenta e cresce: é Gesù che viene, anche lì dove spesso l’uomo sente il fallimento di un percorso. Ed é proprio lì che siamo chiamati a fidarci: “ho faticato, ho fallito ma sulla tua Parola getterò la rete”.È necessario scostare la barca da terra, dalle certezze che spesso ci legano e ci impediscono di realizzare ciò che siamo.È necessario affidarsi al Signore, anche nella notte della nostra esistenza. Chi é il cristiano? É colui che sa riconoscere in Dio il primato sulla propria vita. É Lui il protagonista incontrastato. Luca nel suo Vangelo lo dice chiaramente:  Dio elegge, chiama e trasforma; Lui manda, assegna un compito; Lui garantisce fecondità, frutto. L’uomo risponde (=Fede) con docilità e disponibilità. Lasciamoci avvolgere da questo Dio. Così Roberto Laurita attualizza, nella preghiera, questo testo:Quante volte, Signore Gesù, mi hai fatto passare attraverso la stessa esperienza di Pietro. Ho provato il senso amaro del fallimento, dopo essermi affaticato invano e ho dovuto ammetteredavanti a me stesso e agli altri di aver lavorato invano. Talora ho vissuto con vergogna il momento in cui si fanno i bilanci e si valutano i risultati delle attività. E mi sembrava ingiusto che i frutti di tanto lavoro fossero così limitati,   che tanto spendermi fosse stato inutile.Poi tu mi hai proposto di ripartire, di uscire di nuovo al largo. E avevo mille motivi per negarmi, per rimanere ancorato al molo. Ma avevo anche una buona ragione per dirti di sì:  darmi di te, mettermi nelle tue mani, senza tante scuse o giri di parole, rinunciando al mio orgoglio ferito, alle mie analisi così sicure, ai miei ragionamenti e ai miei progetti. E tu mi hai stupito ancora una volta con una pesca prodigiosa al di là di ogni mia attesa. Così ho dovuto riconoscere che fare i pescatori di uomini significa ca gettare le reti sulla tua parola, mettendo da parte la propria competenza ed i propri umori.