Tutti i Santi

Il commento al Vangelo di domenica 1 novembre 2015

30 Ottobre 2015

Tutti i Santi è una festa che ci dice la meta del nostro cammino. Noi siamo felici perché, per il dono d’amore di Dio, un numero sterminato di uomini e donne partecipano alla pienezza di vita di Dio mediante Gesù; perché siamo realmente partecipi della vita di Dio, la sua bontà; e ciò apre anche a noi la via di un’autentica santità e la speranza della vita eterna.Per vivere un’autentica santità, la Liturgia ci regala in questa domenica il Vangelo delle Beatitudini per sottolineare, appunto, che la vita cristiana, impostata sulla logica del discorso della montagna, è di per se stessa vita di santità. Tendere alla santità significa imparare a conoscere chi è Dio per noi: rispondere a questa chiamata comporta allo stesso tempo la disponibilità ad una vera rivoluzione della vita. Se ciò avviene, la gioia di Dio può rallegrare la nostra esistenza.È bello vedere Gesù che, come nuovo Mosè sulla montagna, ci indica la strada da percorrere. È solenne l’inizio del quinto capitolo del Vangelo di Matteo: Gesù sale sulla montagna, luogo della rivelazione di Dio e si pone a sedere, assumendo l’atteggiamento del vero maestro. C’è un movimento circolare: le folle, i discepoli, Gesù. Nel proclamare le Beatitudini il lettore del Vangelo capisce che Gesù nel dirle le sta pienamente realizzando: Gesù è l’uomo delle beatitudini!Le beatitudini – ciascuna e tutte insieme – sono infatti l’icona di Gesù, la sintesi sua, del suo insegnamento e della sua opera. (Maria potrà dire: mi chiameranno beata).Chi è il beato? È colui che coglie la presenza di Dio nella propria vita; è colui che che percepisce in Cristo la vicinanza di Dio all’uomo. In fondo, la testimonianza dei santi, di coloro che hanno vissuto la propria esistenza conformandola sempre più al Vangelo ed alla Parola del Signore, è per noi oggi un invito a sperimentare la bontà e la forza delle beatitudini evangeliche: chi vive un’esistenza così non perde la sua vita, ma la ritrova in pienezza.Ecco, allora, i miti ed i costruttori di pace. Sono coloro che hanno imparato da Gesù a non avere alcuna fiducia nella forza, che è il mezzo più debole di cui disponiamo per risolvere i problemi e i confitti tra di noi. Resi coraggiosi dalla consapevolezza di essere amati e protetti da Dio, resi forti interiormente dal dono dello Spirito, non si lasciano spingere verso la violenza dalle violenze che ricevono, ma affrontano la violenza con il mezzo più potente di cui disponiamo come dono di Dio, una bontà invincibile, che non si lascia mai scoraggiare. È grazie a persone così che la pace può diffondersi. Una pace che non è solo assenza di violenze, ma è anche concordia, rispetto, benevolenza: insomma una situazione di positività che incoraggia tutti a dare il meglio di sé. Nelle nostre assemblee chiediamo al Signore d’infondere nel nostro cuore il suo Spirito perché possiamo trovare il coraggio di vivere la bellezza del Vangelo sull’esempio di tanti uomini e donne di ogni tempo che hanno trovato in Cristo la pienezza della vita. Capiremo cos’è la gioia.