Il credente, strumento di Dio

Il commento al Vangelo di domenica 2 ottobre 2016

30 Settembre 2016

Il breve brano del Vangelo c’invita a riflettere su due temi: la Fede ed il servizio.Quest’ultimo deve essere conseguenza della prima. Il servizio alla Parola è la conseguenza della relazione con il Signore. La prima sottolineatura. Riscoprire la bellezza della Fede. Ma cos’è la Fede? «La fede è atteggiamento esistenziale: ci dà la convinzione di essere amati, ci libera dalla solitudine e dall’angoscia del nulla, ci dispone ad accettare noi stessi e ad amare gli altri, ci dà il coraggio di s dare l’ignoto. […] Credere è aprirsi, uscire da se stessi, darsi, obbedire, rischiare, metersi in cammino verso le cose “che non si vedono” (Eb 11,1), andare dietro a Gesù “autore e perfezionatore della fede” (Eb 12,2). È assumere un atteggiamento di accoglienza operosa, che consente a Dio di fare storia insieme a noi, al di là delle umane possibilità (CEI, Catechismo degli adulti nn. 87-88 passim). La società in cui viviamo non crede proprio che… credere serva a qualcosa. Se chiedete all’uomo moderno “a che serve la Fede?” vi dirà “a niente: né a far soldi, né a far carriera, né ad avere successo”. Predicano così i venditori di fumo. O, per dirla con Papa Francesco, quelli che ci vogliono rubare la speranza. Invece avere Fede in Dio significa avere in mano la leva che può sollevare il mondo. Archimede cercava il fulcro grazie al quale la sua leva avrebbe spostato il mondo. Essere credenti significa aver fatto di Dio il fulcro della propria vita. E si possono anche sollevare i gelsi e spostare le montagne.Da qui nasce la seconda parte del Vangelo: il servizio non è un atteggiamento per acquistare le grazie del Padrone ma la conseguenza di un amore che ci ha avvolto, abbracciato e dato forza.Non solo. Siamo servi inutili perché il vero credente è consapevole di essere lo strumento con il quale è Dio ad agire nella storia. Questa è la gratuità della Fede.