IV^ domenica di Quaresima

Il vangelo di domenica 15 marzo 2015

13 Marzo 2015

 IV^ Domenica di Quaresima  l riferimento alla croce che ritorna come filo conduttore in queste domeniche di Quaresima è condensato nel versetto 14 del capitolo 3 di Giovanni. Accennando all’oscuro episodio in cui gli israeliti morsicati dai serpenti guarivano guardando un serpente di bronzo innalzato su un palo, Gesù sa che l’ultimo segno – la croce – sarà la definitiva testimonianza dell’amore di Dio per noi.Il brano di questa domenica non è di facile lettura; oltre al riferimento al libro dei Numeri (il serpente che salva, Nm 21, 7-9) c’è un chiaro legame con le prime pagine del Vangelo di Giovanni: salvezza, credere, luce, tenebre, accoglienza, rifiuto sono parole che l’evangelista aveva già usato per aiutare il lettore a capire che il peccato sta nel non accogliere, nel rifiutare che Gesù sia il Cristo.Ecco, allora, la domanda di fondo… amo la Luce? Oppure, abituato alle tenebre, non voglio essere illuminato, svegliato? Se non vogliamo diventare prigionieri della menzogna dobbiamo avere il coraggio di uscire allo scoperto. Ma non basta. È necessario accettare la strada che Gesù percorre. Gesù parla ad un combattuto Nicodemo che lo raggiunge durante la notte, per non farsi vedere. Ha una reputazione da difendere, ma è curioso. Lui è un credente, un membro del Sinedrio, sa bene di Dio e delle sue leggi. Forse non è convinto, Gesù lo inquieta e lo spinge a  cercare un volto di Dio diverso.Gesù gli rivela qualcosa di inatteso e inaudito, ciò che nessuno mai aveva osato immaginare: Dio salva l’uomo lasciandosi innalzare su una croce.Che bello! Anche a noi, come l’antico popolo di Israele, morsi dal “serpente” (=il non senso, il buio nel cuore), gridiamo al Signore di farci rimanere in vita.Dio ci salva ma lascia a noi la libertà di accoglierlo, di aprirci al mistero. Dio in Gesù Cristo, morendo per amore, non obbliga l’uomo a guardarlo con la forza; ci lascia liberi di voltare la testa dall’altra parte, se il nostro cuore si è fatto troppo duro per credere. Chi si attende un Dio pronto a giudicare e a castigare si sbaglia, e di grosso. Dio ama il mondo di un amore smisurato. Per questo ha mandato il suo Figlio. E il suo Figlio è diventato un uomo proprio per manifestare agli uomini, fino in fondo, l’amore del Padre, la sua misericordia, il suo progetto di gioia e di pace per l’umanità. Per questo il Figlio non esita ad offrire la sua stessa vita. Non un Dio, dunque, che esige o colpisce la vita altrui, ma un Dio che dona la sua, andando incontro alle sofferenze e ai patimenti.È possibile – si domanderà qualcuno – rifiutare questo Dio che ci viene incontro nella fragilità della carne umana? È possibile chiudere la porta in faccia ad un Dio che si presenta non con la forza, ma nella tenerezza e nella disponibilità al perdono? Troviamo del tempo in questa settimana per stare con il Signore e sull’esempio di Nicodemo chiediamo, bussiamo, cerchiamo.Il Pane che spezziamo nelle nostre Eucarestie ci dia la forza di riprendere il cammino; ci dia il coraggio di ricercare e di non avere paura a percorrere le strade nuove che il Signore ci sta indicando.