Domenica delle Palme

Il Vangelo di domenica 29 marzo 2015

27 Marzo 2015

Questa domenica delle Palme inaugura la Settimana Santa in cui, assieme a tutta la Chiesa, celebreremo il Mistero della nostra salvezza. Soffermiamoci sul brano dell’entrata di Gesù a Gerusalemme. C’è una forte contraddizione tra questo entusiasmo e le urla del venerdì santo: “Osanna, Osanna”… “Crucifigge, Crucifigge”.La contraddizione, però, è in noi. C’è infatti, un filo conduttore che emerge: è la nuova regaliltà del Messia.Gesù che entra a Gerusalemme non cede al trionfalismo, non lancia messaggi equivoci a chi attendeva un Messia politico, un liberatore dal giogo dei romani. Cavalcare un asino significa far intendere subito quello che si vuole: non è la lotta che si cerca, la battaglia, l’uso della forza, il confronto violento. Chi si aspetta questo si è sbagliato. Dio ha scelto ben altre strade per agire, per cambiare la storia: la via della mitezza, della misericordia. Dio non vuole la vita degli uomini, ma è disposto ad offrire la sua.  Ma la folla in quel giorno non capisce e, forse, a distanza di secoli fa fatica ad intendere ancora oggi.La folla, che lo acclama “re d’Isreale” è ben lontana dall’aver capito che cosa significhi davvero questa espressione. Gli stessi Apostoli non comprendono e riusciranno a fare “questo salto di qualità” nella loro Fede, solo dopo la Passione, Morte e Risurrezione del Maestro: “quando Gesù fu glorificato, allora si ricordarono…”La regalità del Signore non è mai un privilegio ma, piuttosto, dedizione assoluta, fino all’ultimo respiro. La croce, allora, diventa una nuova e definitiva “epifania”: contemplando il Crocifisso possiamo riconoscere le caratteristiche della regalità di Dio… nella sua impotenza, l’amore manifesto.Di fronte a tutto ciò non possiamo rimanere neutrali: un Dio che sulla croce muore non ci fa piacere e tendenzialmente lo rifiutiamo. Eppure questa è la strada da percorrere. Ancora un particolare. La folla cambia idea… è volubile davanti agli eventi che vive e che sperimenta. Troppo spesso ci lasciamo trascinare dagli altri, senza fare la fatica di cercare da soli la verità.(Durante l’Eucarestia verrà proclamata la Passione di Gesù secondo Marco. Nel suo Vangelo, c’è un filo conduttore: “chi è Gesù?” La risposta definitiva il lettore la avrà da un centurione romano “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”.Che cosa lo ha convinto? Che cosa gli ha fatto ravvisare nel volto sfigurato del Cristo, nel suo corpo martoriato, straziato dai flagelli, percorso dall’agonia, denudato ed insanguinato, qualco­sa che abbia a che fare con la divinità? Hanno forse qualcosa di divino la sete che tormenta Gesù, le sofferenze inaudite che sta provando, gli insulti che riceve dai capi del popolo? E allora che cosa lo conduce a fare una dichiarazione del genere? Marco lo dice, senza giri di parole: «Avendolo visto spirare in quel modo…». Sì, a convincerlo non sono i segni della forza, della potenza, ma proprio il contrario: la fragilità, la mitezza, l’obbedienza… senza “se” e senza “ma” per amore dell’uomo.