“Chi ama…”

2 Re 4,8-11.14-16; Sal 88; Rm 6, 3-4. 8-11; Mt 10, 37-42.

25 Giugno 2020

Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me”. Quante volte davanti a queste parole di Gesù ci siamo trovati a disagio, parole forti che sembrano addirittura poco probabili all’interno dell’economia evangelica, eppure sono parole proferite da Gesù stesso. In un primo momento l’impressione è quella di una forzatura, di una vera e propria violenza alle relazioni naturali, quelle relazioni, che se vissute in modo sereno ed equilibrato dovrebbero caratterizzare la vita di ogni uomo e naturalmente in modo particolare la vita di ogni cristiano. Occorre allora stabilire che cosa vuole dire realmente Gesù con questa evidente provocazione. Al centro di tutto c’è il verbo amare. Gesù si rivolge ai suoi interlocutori affermando che: “chi ama padre o madre, figlio o figlia più di lui non è degno di lui”. Il concetto di fondo ruota intorno all’incapacità per l’uomo di amare in modo perfetto senza l’aiuto della grazia. A tale proposito il Vangelo afferma: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. Secondo il pensiero cristiano nessuno può amare il proprio fratello, i propri genitori o propri figli se prima non ama Dio, perché come afferma l’Evangelista Giovanni “l’amore è da Dio” ed è proprio Dio che ci partecipa, attraverso la grazia, la capacità di amare in modo perfetto, come lui ci ha amato in Cristo. Il pensiero cristiano è assai esigente su questo punto, l’amore non è un concetto filosofico e nemmeno un ideale, l’amore per il Vangelo è lo stesso Cristo. Abbiamo in noi il desiderio di amare, ma a causa del peccato originale non abbiamo la capacità di amare perfettamente, l’amore è l’inabitazione della Santissima Trinità nella vita dell’uomo, che attraverso la grazia, per usare un termine caro alla teologia orientale, viene “divinizzato”, cioè elevato vicino a Dio attraverso la capacità di amare come lui ama. Ecco allora che le parole di Gesù non vogliono altro che indicare la via più perfetta dell’amore. Ogni giorno siamo spettatori di terribili fatti che confermano che l’amore non è qualcosa che l’uomo possiede da se stesso, madri e padri che abbandonano i propri figli, genitori che subiscono violenza, fratelli contro fratelli, tutto questo dimostra che abbiamo bisogno di imparare ad amare. La scuola dell’amore richiede un esercizio ascetico costante e rigoroso. “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”.