Olimpiadi: il fattore corpo e la gestione della mente
"Proprio il caso ha voluto che sulle spalle di entrambi, sportivi di eccellenza, sia cresciuta una storia di tenacia e di coraggio nel gestire passati infortuni rovinosi e poi di riprendere, con sacrificio e perseveranza, la strada della gara"

Luccicanti d’oro per l’Italia, il 1° agosto 2021, i record del tutto eccezionali raggiunti nel salto in alto e nella corsa 100 metri. Continua ad attrarre la trentaduesima edizione dei Giochi Olimpici, così inediti nelle gare prive dell’entusiasmo chiassoso dei tifosi eppure tanto ridondanti nell’esposizione mediatica, che attraverso le riprese televisive ed i commenti sulla carta stampata mantiene attiva l’unica forma disponibile di rapporto tra atleti e pubblico.
Comunque, del disagio di tale separazione risente anche l’atmosfera nel Villaggio Olimpico: i contatti contingentati per i timori del Covid e le regole di comportamento da seguire non aiutano gli atleti a stemperare la situazione di tensione nel pre-gara, quando la consapevolezza di stare per vivere un momento eccezionale,che dovrà ripagare dei sacrifici e delle fatiche quotidiane sostenute in una preparazione atletica che si è protratta un anno in più rispetto al solito, porta a vedere i concorrenti come avversari da battere, nemici da sconfiggere. Vincere contro, insomma, nelle modalità dell’antagonismo.
Scrive il professor Luigino Bruni, economista: "Le Olimpiadi, ed in generale tutto il mondo dello sport, sono pensati da maschi per maschi. Le donne sono state ospitate e si sono adattate... Perchè è diversa la natura delle diverse discipline concepite come evoluzione e sublimazione delle tradizionali attività maschili, non di rado di carattere militare:lottare, cacciare, sparare, nuotare, lanciare, pugilare..." aggiungendo: "Nelle Olimpiadi la dimensione competitiva e posizionale è esasperata." Eppure, proprio il 1° agosto, la Tv ci ha fatto assistere all’abbraccio che sanciva la scelta di due atleti, Gianmarco Tamberi italiano e Mutaz Essa Barshim, del Qtar arrivati a pareggio nel salto in alto a mt 2,34: condividere l’oro piuttosto che ricorrere allo spareggio. Un evento raro nella storia dei Giochi Olimpici, un caso.
Ma proprio il caso ha voluto che sulle spalle di entrambi, sportivi di eccellenza, sia cresciuta una storia di tenacia e di coraggio nel gestire passati infortuni rovinosi e poi di riprendere, con sacrificio e perseveranza, la strada della gara: ciò ha permesso ad entrambi di sapere e voler condividere la soddisfazione di salire assieme sulla posizione più alta del podio. Intitola così L’Osservatore Romano: il loro oro è "la medaglia dell’amicizia".
Qualche giorno prima, l’improvviso e clamoroso ritiro dalle gare della ginnasta statunitense Simone Biles, arrivata a Tokyo con un imponente medagliere di successi a livello mondiale e olimpico, pronta a conquistarvi tante altre vittorie nelle specialità in cui ha certezza di essere maestra, disvela,come racconta Emanuela Audisio su La Repubblica,che:" un’ordinaria vita da atleta ha risvolti di paura e di sofferenza". La rinuncia, motivata dal manifestarsi di un blocco mentale che, durante l’esecuzione di esercizi aerei, fa perdere l’orientamento nello spazio, con conseguenze gravissime sulla stessa incolumità del ginnasta ha spalancato il mondo sul non detto della salute mentale degli atleti, dalle manifestazioni di insicurezza alla depressione e oltre... Se alcuni commentatori hanno etichettato il disturbo della Biles come "fragilità femminile", altri atleti, e non solo donne, hanno dichiarato di aver vissuto analoghi complessi stati di disagio, che possono essere superati con adeguate psicoterapie, farmaci ed un rinnovato graduale approccio allo sport. Quanto alle cause, lo stato di disagio psichico vien fatto risalire a stress mediatico, ma pure a lutti e traumi subiti nell’infanzia e qui le dichiarazioni della Biles sono scioccanti: "Durante l’infanzia, abbandonata da mia madre drogata, sono stata adottata dai nonni. Ma nella ginnastica, sia nell’infanzia che nell’adolescenza, sono stata molestata ed abusata sessualmente dal medico della squadra".
Se a Simon Biles tempo e cure ridaranno il benessere fisico e mentale che ora le manca, il pericolo del sessismo o della sessualizzazione del corpo femminile nel mondo sportivo è stato posto alla ribalta proprio durante queste Olimpiadi dalla squadra delle ginnaste tedesche che hanno preteso ed ottenuto di gareggiare con le tute integrali, al posto dei "classici"body sgambati. Come i colleghi maschi, per pareggiare la sola valutazione dei risultati ottenuti negli esercizi, premiandone il merito.