La recidiva... dell'indifferenza
Giallo, arancione, rosso: nella varietà di gradazioni nello stesso vivace campo cromatico, che virano rapidamente, nel giro di una sola settimana e incupiscono un numero sempre più alto di regioni italiane si accompagna un generalizzato senso di inquietudine.

Parlo di colori che abitualmente diciamo solari, ma oggi rappresentano i colori dell’allerta: segnali che parlano di una situazione di pericolo, che si sta aggravando. Anche in primavera, quando il virus ha iniziato ad espandersi qui da noi, i colori ci hanno fatto compagnia: sulle terrazze e sulle finestre era un rincorrersi di arcobaleni.
Ci si dava coraggio nel riproporre le scritte rassicuranti "Tutto andrà bene".Nonostante la cappa del lockdown, gli ospedali in affanno, il numero di contagi e di morti, la chiusura di molte attività, il lavoro da remoto, la didattica a distanza per le scuole, la disoccupazione di moltissimi lavoratori precari: un mondo era proprio cambiato, ma si cullava l’idea che Dopo si sarebbe tornati a... fare, incontrarsi, ricominciare, riprendere...perchè la consapevolezza della nostra fragilità ci avrebbe portato a trovare forme di collaborazione nuove, per uscire rinforzati da un’esperienza così pesante. E tante parole per precisare che su sanità e scuola - là dove il virus aveva evidenziato le crepe, oltre che le virtù - dovevano concentrarsi concreti, effettivi cambiamenti organizzativi supportati da importanti investimenti in strutture e personale. "Ma anche no!" come dice l’irridente ritornello della canzone dei Ladri in carrozzella. Infatti non è successo. Non solo perchè si è lasciata prevalere l’idea che il peggio fosse passato e che intanto ci si poteva accontentare di provvedimenti tappabuchi, del resto ben accompagnati da lunghe polemiche, ma perchè una diffusa insofferenza ed indifferenza per le regole suggerite - uso mascherine, distanziamento, igienizzazione - ha dato spazio al replicarsi, sui social e nelle chiacchere da bar, delle teorie negazioniste, ri-apparse alla grande.
Un tempo sempre più incerto è quello che stiamo attraversando ed a far previsioni per il futuro non ci si azzarda, perchè i dati, le informazioni sul presente sono disarticolate.
Siamo dentro una recidiva del Covid19, che non è mai "sparito" e ne abbiamo paura. Ci sentiamo in-sicuri, ma la "cura"non può partire che da noi, superando la barriera di indifferenza che ci stiamo costruendo attorno per non vedere, per non sentire.
"Non facciamoci contagiare dall’indifferenza, abbiamo una responsabilità verso gli altri" ci ha spronato Papa Francesco nell’omelia della domenica scorsa dedicata alla Giornata mondiale dei poveri, invitandoci a "sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri".