Il peso delle parole, in tempi di spaesamento
Ci eravamo scandalizzati, a marzo, a sentire il premier inglese Boris Johnson dichiarare che non avrebbe attivato misure di contrasto alla pandemia: anche se potevano dispiacersi, gli inglesi dovevano prepararsi a"salutare i cari vecchietti" e poi l’immunità di gregge avrebbe salvato il resto della popolazione.

Noi che il primo confinamento lo abbiamo subìto e quasi accettato, ma alla certezza di una nuova prossima clausura (dopo che si è dimostrata illusoria l’ipotesi sull’indebolimento, anzi sull’esaurimento del Covid19) vediamo scatenarsi reazioni di rabbia e di rifiuto, non solo per ragioni economiche, ma anche per l’incalzare di voci su una malattia che colpisce solo gli ultra settantenni. Perciò gli anziani, che sono fragili, se ne devono stare rinchiusi in casa, così si alleggerisce la sanità ed i giovani possono tornare alla precedente "normalità" lavorativa, economica e… ricreativa.
A proposito del fatto che ci siamo abituati ad affermazioni spiacevoli ed irrazionali, perfino espresse con una qualche bassezza (vedi un recente twitter di un politico che ricopre carica istituzionale, che ha bollato gli "anziani, persone per lo più in pensione, come non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese". Aggiungendo "che vanno però tutelate"), si chiede il prof. Marco Trabucchi, docente all’Università di Roma Tor Vergata e Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria:"Chi ha la responsabilità di questa spaventosa caduta del rispetto per la sofferenza, per la libertà umana, per la fatica di tante persone generose che si sono spese in tutta una vita lavorativa, per la stessa fatica di vivere di tanti anziani? ...Il nostro tempo è caratterizzato a molti livelli da risposte semplici a temi complessi.
Se già cent’anni fa (1917) Marcel Proust osservava "La vita e le circostanze stesse sono un po’ più complicate di quanto non si dica. C’è una pressante necessità di mostrare questa complessità", un mese fa sull’autorevole rivista Lancet si precisa che il Covid19 non è una pandemia, ma piuttosto una sindemia, cioè un concorrere di pandemie sinergiche: denutrizione, obesità e cambiamento climatico." Per affrontarla non basterà un vaccino, ma sarà necessario un approccio di ampia prospettiva riguardante educazione, lavoro, abitazione, cibo ed ambiente.
"Questo virus ormai è tra noi e ci accompagnerà per un bel po’" insiste la virologa Antonella Viola, docente di Patologia generale all’Università di Padova "prepariamoci a conviverci".
Il cantautore ferrarese Vasco Brondi riprende a suo modo questa situazione, con parole che riverberano in maniera particolare: "Certo le circostanze non sono favorevoli./ E quando mai?/ Bisognerebbe/ Bisognerebbe niente/ Bisogna quello che è/ Bisogna il presente." (Catastrofe ,2010)
E quanto al peso ed al potere delle parole, si aggiunge in questi giorni la poesia di Andrew Faber : "Teniamoci distanti dai discorsi inutili/ dagli isterismi sterili/ Dai macellai di parole/ Da chi nella tristezza/ cerca un suo profitto./Ognuno di noi provi a fare la sua parte"