Donne, fémene
I due anni di pandemia Covid, che hanno aumentato per molti le difficoltà e lo spaesamento e poi il conflitto in Ucraina - una guerra scoppiata "inattesa e imprevedibile"(?) quasi sotto casa nostra - fanno puntare i riflettori sulle donne, da quelle che stanno in prima fila in tanti settori,dalla sanità all’informazione, a quelle che testimoniano la forza del vivere nella quotidianità.
Per l’Otto marzo VentiVentidue delle mimose è rimasto solo il giallo.
E’ tramontato il tempo degli appelli, che abbiamo visto occhieggiare sulle riviste femminili, a non spelacchiare gli alberi di mimosa per farne timidi rametti o mazzi importanti come dichiarazione colorata, una sorta di bollino per certificare l’essere dalla parte della donna. Ci siamo passati con le marce e le manifestazioni di solidarietà, che univa ogni volta un obiettivo propositivo, cioè "a favore di" e non solo "contro". Abbiamo sentito e letto scorrere fiumi di parole sulla Giornata Internazionale delle Donne: dal perchè e dal quando della sua istituzione all’affermazione dell’identità di genere da collegare alle pari opportunità.
I due anni di pandemia Covid, che hanno aumentato per molti le difficoltà e lo spaesamento e poi il conflitto in Ucraina - una guerra scoppiata "inattesa e imprevedibile"(?) quasi sotto casa nostra - fanno puntare i riflettori sulle donne, da quelle che stanno in prima fila in tanti settori,dalla sanità all’informazione, a quelle che testimoniano la forza del vivere nella quotidianità.
Oggi come ieri.
Nel giallo mimosa che fa da sfondo all’8 marzo 2022, nella nostra realtà di confine, geograficamente circoscritta ma ampiamente intrecciata di genti e lingue diverse, possiamo scoprire e ricordare figure di donne, nel ruolo di protagoniste o vittime, di cui resta segno in storie di guerra che vanno dal Sacrario di Redipuglia ai Campi profughi in Italia e in Austria-Ungheria (1914/1918)... ai Campi di concentramento in Italia ed in Germania, Austria, Polonia (1943/1945). I nomi di Leopoli/Lvov ancora ci parlano, di prima guerra e di seconda guerra (Paolo Rumiz, Primo Levi)
E ora con sofferenza ci troviamo a seguire, in tempo zero, i video che mostrano la fila delle donne ucraine che camminano verso il confine dove cercano salvezza dalla guerra. Una lunga fila inerme in fuga. Donna dopo donna, ognuna si sposta spingendo tutto ciò che ha di più prezioso: un passeggino con i figli, accanto un troller in cui chissà quanto poco è riuscita ad infilare della sua vita di prima.
E, pescando dai versi bisiachi di Marina Zucco, le vediamo "Soto quel peso/salda la schena" e nello stesso tempo "soto quel peso/goba la schena".