L'Elzeviro
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"Bianco" non vuol dire sempre candido o immacolato

"La maggioranza degli infortuni mortali rimane invisibile, inserita com’è nella autoassolutoria classificazione delle cosiddette "morti bianche", quasi fossero dovute solo a fatalità o alla disattenzione dei singoli sfortunati"

Parole chiave: morti sul lavoro (1), panchina blu (2)
"Bianco" non vuol dire sempre candido o immacolato

Una panchina blu, sistemata a Napoli in Piazza Dante, come richiamo alla tutela dei  dei diritti dei lavoratori e ricordo di Antonio Prisco,sindacalista rider  morto sul lavoro.
Una triste settimana, la prima di maggio 2021, perché si aggiungono altri volti, di nuove persone ad allungare la lista dei caduti sul lavoro (come li chiama l’Anmil, Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro), peraltro a conferma che in questi primi mesi in media ne accadono tre al giorno. Cronache arrivate alla ribalta, ma accantonate in breve.
Perché la maggioranza degli infortuni mortali rimane invisibile, inserita com’è nella autoassolutoria classificazione delle cosiddette "morti bianche", quasi fossero dovute solo a fatalità o alla disattenzione dei singoli sfortunati. Infatti risulta assente la mano formalmente responsabile dell’accaduto, una mano omicida e quindi di "omicidi bianchi" si dovrebbe piuttosto parlare.
Se le morti sul lavoro non sono solo disgrazie "E’ ineluttabile per qualcuno morire di lavoro?" si chiede Natalia Aspesi su La Repubblica invitando le ragazze, tanto attive sui social, ad "armarsi di indignazione contro il lavoro che uccide, non solo le donne, non solo gli italiani".
Stavolta, in primo piano in foto c’è il viso sorridente di Luana, 22 anni e madre single, apprendista operaia in una piccola industria tessile toscana, stritolata dall’orditoio cui era addetta: un lavoro ripetitivo, che risponde al meccanismo di accelerazione: "stacca, leva, metti" in funzione di una produttività da aumentare sempre. Eppure viene da chiedersi del perché in fabbrica l’automazione non salga di uno scalino, magari inserendo quei servizi di Intelligenza Artificiale che la pubblicità ci mostra già attivi nelle nostre case e sulle strade, dall’ordine vocale ad accendere la luce nella stanza ai sistemi di avvertimento per evitare collisioni ed alert per segnalare al guidatore la presenza di pedoni e ciclisti... Si ribatte che allora salgono i costi e non si batte la concorrenza!  Ovvio...ma qual è la priorità: la vita di una persona o quanto deve rendere?
A proposito di "Luana e gli altri 187", annota su Avvenire Francesco Riccardi: "Ci sono morti che colpiscono più delle altre perché una caratteristica, magari in dettaglio , ci rendono più vicina la vittima", il che fa ritornare alla memoria il già accaduto qui da noi, a Monfalcone, nella grande Fincantieri, tre anni fa e proprio negli stessi giorni: la vittima fu Matteo, 19 anni, precipitato dal tetto di un capannone, davanti  agli occhi del fratello e del padre.
Ma prima di lui, negli ultimi 10 anni, analoghi infortuni mortali per altri 4 lavoratori italiani( dipendenti diretti) e stranieri( assunti da ditte appaltatrici).
"Si corre troppo, si corre sempre" dietro una logica del profitto che resta vincente, sostiene il sindacato e Cesare Damiano, già Ministro del Lavoro, ricorda che il Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro esiste da 13 anni e va fatto rispettare. Però sono vacanti molti posti di Ispettori del Lavoro e il Ministro Andrea Orlando, attuale Ministro del Lavoro, a Prato dopo la morte di Luana, promette imminenti concorsi per incrementarne il numero, per un’opera di verifica capillare  delle condizioni di lavoro.
Comunque non bastano i corsi di poche ore - pur obbligatori per i nuovi assunti - a garantire sicurezza sul lavoro, non basta migliorare la strumentazione operativa, ma è necessario rimettere al centro la lotta per il "buon lavoro", sottolinea il Responsabile Pastorale del Lavoro della Diocesi di Prato, cioè cambiare la mentalità, promuovere una cultura, fatta di teoria e di pratica. per un’effettiva promozione della sicurezza sul lavoro.

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