Non è che l'ammalato o l'anziano quando vede arrivare il sacerdote per l'unzione degli infermi si spaventa? Non è meglio aspettare che sia incosciente?
Come già indicato, l’unzione degli infermi non è il sacramento per coloro che stanno morendo, ma per coloro che sono nella malattia e hanno bisogno di forza e di salvezza.
Pertanto è bene che questo dono sia ricevuto quando uno è cosciente e capace di partecipare alla preghiera.
Certo bisogna aiutare a liberare l’immaginario dall’idea che il sacerdote viene solo quando non c’è più nulla da fare e una persona deve prepararsi a morire. Per questo è importante che tutti i battezzati, ma in modo particolare coloro che assistono gli ammalati e gli anziani, siano consapevoli del senso corretto del sacramento dell’unzione degli infermi. Forse bisogna avere il coraggio di proporre questo gesto: la persona più adeguata per fare questa proposta non è il chiaramente il sacerdote, ma coloro che sono vicini.
La misericordia di Dio è grande e "funziona" anche quando le nostre facoltà sono deboli. Pertanto i malati che abbiano eventualmente perduto l’uso di ragione o si trovino in stato di incoscienza, se c’è motivo di ritenere che nel possesso delle loro facoltà essi stessi, come credenti, avrebbero chiesto l’Unzione, si può senza difficoltà conferir loro il sacramento.
Insomma è meglio preparare l’ammalato e l’anziano a questo segno quando uno è ancora cosciente e capace di partecipare.