Il coraggio di alzare la voce contro l’istigazione all’odio
Fatti lontani e vicini - autentici esempi di malversazioni e di violenze - riempiono le cronache dei giornali e telegiornali e ammorbano la vita delle persone e delle comunità.
Da una parte sono il segno positivo che alcuni -non tutti- sanno ancora reagire al male e alla corruzione che copre con coperte sempre più corte comportamenti ed atteggiamenti che, si credeva improponibili. Dall’altra, il silenzio interessato di altri - non vogliamo dire la maggioranza - non fa bene a nessuno ma rappresenta lo sfondo di relativismo e di incredibilità, favoriti proprio dalla incapacità di denuncia e di indignazione.
Interventi sui giornali, dichiarazioni di persone pubbliche, atteggiamenti di gruppi e di singoli, sono a dimostrare come ci si possa nascondere dietro agli altri per esprimere giudizi e valutazioni che spesso sono solo pareri o opinioni, il più delle volte espressioni non controllate di risentimento e di ira. La loro irrilevanza sul piano morale e civile non viene marcata dai mezzi di informazione e di comunicazione sociale che il più delle volte non sanno fermarsi in tempo e consentono trasmissioni e ascolti inaccettabili anche perché privi di riscontro e di sensibilità. Semplicemente disumani.
Tali atteggiamenti provocano una altra deplorevole conseguenza: costituiscono un inaccettabile mobbing verso le persone e le istituzioni. Una cattiva abitudine in quanto ha solo il potere di alzare i toni, non riconosce le responsabilità dei singoli, finisce ad insulti ancora più laceranti e perversi. Soprattutto alimenta un clima di rancore e di disprezzo che sconfina nel desiderio di vendetta.
Considero doveroso, quindi, chiedere un abbassamento dei toni a tutti ma soprattutto a sindaci e politici, maestri di opinione televisivi e radiofonici, giornali e mass media del sociale, dove tutto sembra non solo lecito ma ricercato spazio di offesa. E così, tanto per semplificare, occorre avere il coraggio di alzare la voce contro l’istigazione all’odio ma anche contro iniziative come quella di offendere uomini e donne solo per il colore della pelle o per i loro costumi, di assumere provvedimenti assurdi come l’eliminazione delle panchine… capita di dimenticarsi dell’esistenza di persone all’addiaccio… o di presentarsi con regolare fascia tricolore per dire a tutti di avere chiesto al Prefetto informazioni su un caso di tubercolosi riscontrato ad un extracomunitario o sulla scabbia di un minore.
Non è finita.
Siamo arrivati all’utilizzo di canti religiosi per esprimere non tanto una identità (!), quanto malessere e disprezzo. Fermiamoci tutti in tempo.
Attenzione ai titoli e alle aggettivazioni nelle redazioni, perché tutti possiamo collaborare a fare mobbing contro chicchessia con conseguenze difficilmente sanabili nella pubblica opinione e nella società. Grazie dell’attenzione.
*parroco-decano del Decanato di Duino-Aurisina, Monfalcone e Ronchi con alcuni sacerdoti e diaconi presenti alla riunione presbiteriale decanale