Dialogo Aperto

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La necessità di chiudere i conti con il passato

Non sono andato in piazza perche non me la sento di portare sul bavero della giacca “Je suis Charlie”. La strage di Parigi è sconvolgente; partecipo convinto al cordoglio con le vittime, sono solidale con le famiglie dei vignettisti di Charlie Hebdo che si autodefinisce “giornale irresponsabile”. Non sono d’accordo, non posso essere d’accordo con quelle tesi.

È iniziato il nuovo anno ed è tempo di bilanci. Dodici mesi di vita politica e amministrativa sono trascorsi e anche velocemente. Più che le ragioni della fiducia (tutte da cercare e consolidare), l’attenzione della gente è sempre la stessa: un po’ di lavoro e, possibilmente, di serenità. Insieme con la salute, è quello che da sempre le persone nella maggioranza dei casi si aspettano e si augurano insieme a Buon anno nuovo e buone feste.

L'episodio di violenza accaduto a Parigi la scorsa settimana è stato un durissimo attacco alle nostre coscienze, al nostro senso di libertà e anche alla nostra fede. In quanto credenti ci sentiamo tutti coinvolti e feriti. Uno squarcio inaspettato mentre Papa Francesco ci accompagna nel mese dedicato alla pace.

Egregio Direttore,
oggi viviamo momenti, non certo facili o semplici, della nostra vita quotidiana, ma che consideriamo frammenti istruttivi per un deduttivo e fondamentale miglioramento. Come tutti quei significati profondi, portano con se ambiguità irrazionalità e divisioni preconcette, ma il processo svela anche come l’inversione o il significato di prospettiva caratterizza la forza dell’uomo.

Come ex capo scout, già assistente ecclesiale ed ora parroco con in parrocchia un gruppo Scout AGESCI nutrito ed attivo, sento il dovere di intervenire con alcune considerazioni, auspicando anzi un dibattito, sullo scritto prodotto dalle branche Rover e Scolte riunite in Route Nazionale a San Rossore (Pisa).

L’avvento 2014 volge ormai alla conclusione, il Natale incalza e il tema dell’accoglienza si fa sentire sempre più presente, in qualche modo, in ognuno di noi. E’ stata proprio questa riflessione a farmi riaffiorare alla mente un libro molto interessante, L’intelligenza emotiva di Daniel Goleman.