Nulla si improvvisa; nemmeno nel calcio

l campionato di serie A di calcio anche  per questa stagione si avvia ad essere dominato dalla Juventus anche grazie al livello decisamente meno elevato delle sue dirette avversarie. La Juventus è stata capace – dopo la retrocessione in serie B di una decina di anni fa a causa del caso “calciopoli” – di rialzare la testa grazie a una seria programmazione. Nulla si improvvisa, confermando che (a parte l’Inter di Mourinho) a vincere i campionati sono le squadre che hanno fra le propria fila un nucleo composto da italiani. La babele non paga: l’Inter di quest’anno lo sta dimostrando. Dover a ogni costo cercare giocatori stranieri per il proprio organico, diventa alla lunga penalizzante, in quanto si ritrovano a dover giocare in un campionato che non conoscono e che, anche se non è il più importante o più ricco del mondo, sicuramente è il più difficile.Nessuna partita è scontata; anche l’ultima in classifica può benissimo mettere in difficoltà la prima. Negli altri campionati esteri e invece, raramente ciò succede. Certo l’anno scorso il campionato inglese l’ha vinto il Leicester di Ranieri; ma è successo per la prima volta in oltre 120 anni; mentre da noi dal 1970 in poi, Cagliari, Hellas Verona, Sampdoria sono riuscite nell’impresa. Un campionato con troppi stranieri mediocri alla fine ha portato ad uno scadimento dello spettacolo. Vediamo sempre troppo spesso partite noiose, avare di gesti o giocate strappa applausi. Questo sta portando il pubblico a disertare sempre più le tribune degli stadi e non solo quelli di serIe A. Guardando i servizi in televisione sulla serie B ed al lunedì sera, la partita di Lega Pro notiamo stadi con le tribune totalmente vuote. Nel nostro piccolo basti abbiamo il caso dello stadio Campagnuzza ed i vuoti sugli spalti non dipendono certo solo dalla categoria: anche a metà degli anni ’70 la Pro giocava nei tornei dilettantistici regionali e ricordo ancora adesso le 1500 persone per una partita di promozione giocata e vinta 4-0 contro l’Isonzo Turriaco; ora il pubblico è calato di dieci volte tanto.