Le sparate di Lotito

In una telefonata resa pubblica da un dirigente sportivo, il presidente della Lazio e uomo della Federcalcio, Lotito, si lamentava della possibile promozione in serie A del Carpi: essendo questa una realtà piccola, non avrebbe peso presso la Lega al momento di battere cassa con le televisioni a pagamento. Questa è una delle tante infelici uscite del presidente laziale, al quale però va dato atto che quello che pensa lo dice apertamente. Essendo ancora molto lontano il tempo in cui si creerà una Lega europea, stile NBA, dove solamente le città con bacini di utenza adeguati potranno giocare nella massima serie, Lotito e quelli che pensano come lui, dovranno rassegnarsi alle trasferte in provincia, dove ancora il calcio si vive con la passione di un tempo e senza pressioni di nessun genere. Già adesso leggendo le squadre che partecipano alla serie A troviamo i club che fino a pochi anni fa manco sapevamo che esistessero. Il Chievo (frazione della città di Verona) nella stagione 1985-86 giocava nel stesso girone di serie D della Pro Gorizia, dagli anni 2000 in poi ha scalato le categorie, proponendosi come la più bella novità del calcio italiano; lo stesso Empoli rappresenta da anni una splendida realtà del calcio professionistico dopo essere stata una perfetta sconosciuta per tanto tempo. Ora da poco tempo si è aggiunto anche il Sassuolo di patròn Squinzi, il quale fin da subito si è trovato a proprio agio nella nuova realtà, dimostrandosi squadra ostica e imprevedibile. Ma tradizionalmente da sempre molte società provinciali hanno avuto il proprio periodo d’oro. Come dimenticare negli anni ’80 il Catanzaro di Palanca, orgoglio di un intera regione, o l’Ascoli del vulcanico presidente Costantino Rozzi? Assieme alla Reggiana di Futre ebbero i loro momenti di gloria ed attualmente occupano i primi posti nel rispettivo girone di Lega Pro, candidandosi alla promozione in serie B. Analoga vicenda, sempre in cadetteria, hanno vissuto prima la Sambenedettese e il Campobasso di Oscar Tacchi e dopo il fenomeno (anche mediatico) del Castel di Sangro, poi miseramente fallito. Ci sarebbero tante altre realtà di centri minori da ricordare… È importante ricordare che il calcio ha giustamente bisogno dei club delle grandi città ma anche delle squadre della provincia italiana. Il “Lotito pensiero”, invece, nell’Eurolega di basket è già da alcuni anni realtà: qui vincere il proprio campionato nazionale non porta al diritto ad essere ammessi nel massimo campionato continentale.Nella palla a spicchi ci sono ferrei parametri da rispettare; la capienza minima del palasport ma anche il bacino di utenza che garantisca un minimo di pubblico pagante, sponsor forti e di conseguenza contratti televisivi da rispettare. In pratica ogni club riceve una specie di wild card valida per un triennio con cui viene garantita la partecipazione all’Eurolega a prescindere del piazzamento finale in campionato. Da quando è entrata in vigore questa norma, però, il torneo ha perso parte del proprio fascino: non è sportivamente molto corretto che la Slovenia (nonostante la propria nazionale sia fra le prime in Europa) non possa avere una propria rappresentante nel campionato continentale ma debba accontentarsi delle leghe europee minori. Se anche il calcio arriverà a questo, sarà il passo definitivo verso la sua fine.