Il rugby non cresce

Commentare il cammino della nostra rappresentativa al Sei Nazioni vinto all’ultimo respiro dall’Irlanda non è onestamente facile. Richieremo di cadere nello scoramento più totale considerato che nelle 5 partite disputate abbiamo vinto solamente contro la Scozia a Glasgow (con una prova tutto orgoglio e cuore) e siamo risultati convincenti solo nel primo tempo del match casalingo contro il Gallese. Ormai siamo entrati nel club d’elite del rugby europeo dal 2000 e onestamente dobbiamo constatare che cambiano allenatori e giocatori ma il gap contro le potenze britanniche e la Francia rimane sempre troppo grande. Con i migliori rugbisti che giocano nei campionati britannici o nel Pro 12 (dove peraltro partecipano anche due team italiani con modesti risultati), la serie A appare svuotata di contenuti che vengono suffragati anche dal poco spettacolo sui campi di gioco. Rai Sport offre ai telespettatori la possibilità settimanalmente di assistere alle dirette delle partite di campionato e spesso ci si trova dinanzi a partite che si trascinano stancamente in attesa del fischio finale. Peccato perchè quello della palla ovale resta uno degli sport più belli e leali: quello che nel nostro Paese manca è una cultura ma anche la tradizione del rugby e quindi forse è il momento di accettare che in tornei come il Sei Nazioni saremo sempre comparse e mai protagonisti.