Evaristo e Nicola

Per tanti miei coetanei gli anni dell’adolescenza sotto collegati al ricordo delle domeniche passate a bordo campo, seguendo con gli occhi le partite dei Dilettanti (a turno ProGorizia e Juventina) e con le orecchie “Tutto il calcio…” trasmesso dall’immancabile radiolina.Anni in cui non c’erano i massaggiatori con le miracolose bombolette spray, ma un secchio d’acqua fredda, un colpo di spugna e via in piedi. Anche perchè non era come adesso che a ogni contatto i calciatori stramazzano al suolo. C’era più lealtà e uno se cadeva a terra voleva dire che non poteva farne a meno. Certo, legnate fra i giocatori si vedevano, come interventi al limite del codice penale, ma essendo il gioco stesso meno veloce di adesso, i traumi erano meno frequenti. Anni in cui oltre alle due squadre goriziane, tifavo per l’Internazionale. Fra i tanti giocatori passati con la maglia nerazzurra, due soli hanno acceso la fiammella della passione vera e incondizionata per loro. Evaristo Beccalossi  e Nicola Beti. Il primo un trequartista che giocava a intermittenza ma quando era in vena regalava emozioni incredibili. Il secondo è Nicola Berti, ricordato per la fantastica rete realizzata al Bayern dopo una cavalcata di ottanta metri. Un gol di quest’ala destra dal piede vellutato che resterà nella memoria collettiva. Giocatori e campioni intramontabili di anni in cui il calcio si poteva vivere con passione.