Dalla casa di riposo al palco del teatro comunale

Sul palco gli anziani della casa di riposo di CormonsSabato pomeriggio nel Teatro Comunale di Cormons è andato in scena lo spettacolo “Andante andantino”, con protagonisti undici ospiti della locale casa di riposo “La Cjase”, guidati dalla regista Elisa Menon, coadiuvata dalle attrici Giulia Deboni, Miriam Rizzo e Sabrina Del Ben di Fierascena, compagnia teatrale per il Teatro sociale e la ricerca che opera ormai da dieci anni sul nostro Territorio, ma anche in ambito nazionale e internazionale.Sul palco, davanti agli occhi di un pubblico veramente numeroso e molto caloroso si è materializzata la tappa conclusiva del viaggio, impegnativo e ricco di sorprese, durato tre mesi, intrapreso dalla regista e dalle attrici di Fierascena insieme a operatori e volontari con i nonni della Cjase. Una grande emozione assistere al susseguirsi di quadri, di scene, all’avvicendarsi dei protagonisti ciascuno con la propria storia, col proprio desiderio di raccontarsi. Nell’applaudire la tappa finale ogni spettatore attento ha potuto immaginare e cogliere la ricchezza di questo straordinario viaggio nei sorrisi dei protagonisti, nello scambio di sguardi di complicità e di soddisfazione tra le ragazze e i nonni.Poche e misurate parole, non proclami o messaggi diretti e retorici, ma leggere e delicate pennellate capaci di lasciare il segno nella profondità del cuore, un susseguirsi di provocazioni offerte con dolcezza dentro una nuvola di poesia. “Un cofanetto magico fatto di magica poesia”, come qualcuno ha commentato su FB.  Un’emozione dalla prima all’ultima scena. Protagonisti in carrozzella in grado di offrirsi al pubblico con un senso di leggerezza, di libertà. Storie personali raccontate con pochi gesti, unite una all’altra dal fil rouge della delicata coreografia delle giovani attrici, capaci col loro sorriso di rendere naturale un abbraccio, una carezza, la piccola attenzione di attivare il freno della carrozzella…Ed ecco affiorare ricordi di canti in coro, di balli, del rito del te in salotto con le amiche, dialoghi tra marito e moglie, la gioia di trasmettere ai nipoti l’amore per la natura… Mani che si protendono in una danza con semplici e agili movimenti che diventano sempre più arditi, quasi a esprimere il desiderio di urlare “Ci sono, sono qui, anch’io ho qualcosa da dire”… Un aereo di carta che vola passando di mano in mano, la voglia di abbandonarsi con fiducia al sostegno e alle cure dell’altro, dopo aver messo da parte il deambulatore, che sembra prendere il volo… La leggiadria dei movimenti giovanili in contrasto, ma anche in aiuto della persona con difficoltà a muoversi. Uno spettacolo proposto in punta di piedi, con una delicatezza raffinata, in una coreografia elegante, illuminata da sorrisi genuini, espressione dell’animo dei protagonisti, impegnati in un vero e proprio gioco.E poi la scelta della presenza in scena di un protagonista alla volta, quasi a sottolineare l’unicità della persona, in contrasto con la tentazione, spesso in agguato, di disumanizzare raggruppando in categorie. Ecco allora che alla fine allo spettatore resta il ricordo di aver applaudito non tanto un gruppo di anziani di una casa di riposo, ma Giuseppe Brandolin, Ubaldo Dionisio, Anna Maria Bosco, Giulia Marino, Mirella Zupello, Anita Mian, Luciano Cucit, Bernardina D’Odorico, Giordano Drius, Antonia Cont, Ferruccio Cecot. Tutti soddisfatti alla fine dello spettacolo, con il mazzo di fiori stretto in mano, e quasi stupiti di aver portato a termine con tanto successo la loro impresa.”Lo spettacolo – sottolinea Elisa Menon – è di fatto la restituzione di un viaggio. Andante andantino è un ritmo lento ma non calmo, più o meno veloce, dipende dall’interpretazione, dalla particolare sensibilità, dal momento: è così che abbiamo lavorato, con i nostri tempi, nei nostri spazi, con l’unico obbiettivo dell’incontro e della relazione ed è questo che riportiamo a casa e offriamo agli spettatori. Andante andantino racconta frammenti, piccoli giochi, aperture e chiusure, corpi che si incontrano e si parlano, racconta di persone che si vedono, si avvicinano e si scambiano piccole cose preziose.”Tante suggestioni che il cuore coglie ed elabora oltre i pensieri della mente, sensazioni che fanno bene all’anima, tanta commozione che si libera inumidendo gli occhi.La performance di sabato ha concluso la seconda edizione del laboratorio di teatro “La Cenere e il Fiore”, promosso dal Comune di Cormòns, organizzato da Codess FVG, che gestisce la residenza “La Cjase”, realizzato grazie al sostegno della Fondazione CaRiGo attraverso il “Bando Integrazione e Prevenzione 2018” e curato dall’Associazione Fierascena. Il progetto, già sperimentato una prima volta nel 2015, si proponeva di “fare teatro come occasione per i grandi anziani di socializzare e stare bene, esprimersi e condividere la propria emotività, partecipare attivamente e vedere valorizzata la propria unicità come parte insostituibile di un insieme che, collaborando, costruisce un bene comune”. Operazione davvero riuscita, grazie anche – come è stato sottolineato dalla regista alla fine dello spettacolo – alla sensibilità e alla collaborazione del personale che quotidianamente opera nella struttura, a contatto e a servizio degli ospiti e presente anche sabato pomeriggio dietro le quinte, e all’aiuto di associazioni di volontariato.In apertura avevano portato il saluto la presidente di Codess FVG Giulia Bigot, il sindaco di Cormons Roberto Felcaro e l’assessore al Welfare Antonietta Fazi e la presidente della Fondazione CaRiGo Roberta Demartin.Ancora una volta grazie a Fierascena e alla sua conduttrice Elisa Menon per la condivisione con il pubblico delle esperienze dei laboratori realizzati in contesti di criticità e di emergenza che vedono coinvolte di volta in volta le cosiddette categorie fragili e a rischio di esclusione, facendo almeno intuire anche all’esterno, grazie alla possibilità offerta al pubblico di essere presente alla tappa finale, il senso e la ricchezza degli straordinari viaggi intrapresi e portati a termine in questi anni.