Voce Isontina: il racconto della Parola che si fa vita

Tradizionalmente, negli ultimi decenni, tale appuntamento coincideva con la festa di Cristo Re, nel passaggio dal vecchio al nuovo anno liturgico.Assieme al Consiglio dei Vicari, abbiamo pensato a questa nuova collocazione temporale nella domenica immediatamente seguente alla festa di San Francesco di Sales, patrono delle comunicazioni sociali. Una data che, quest’anno, coincide con la celebrazione della Domenica della Parola di Dio, voluta da papa Francesco.Tale ricorrenza ci aiuta a riflettere sul ruolo che il settimanale diocesano ha da ormai 56 anni all’interno della nostra comunità ecclesiale.Esso, infatti, racconta, innanzitutto, come la Parola si faccia vita e, quindi, come essa segni la quotidianità dalle nostre comunità nel loro essere Chiesa, Popolo di Dio in cammino nella storia. Una storia concreta, espressione delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce degli uomini e delle donne di oggi: la Parola diviene lo strumento attraverso cui la comunicazione ritorna a riacquistare il suo significato vero di comunione. In questo impegno di comunione, veramente il settimanale diocesano può giocare un ruolo importante considerata anche la sua diffusione in quella parte della società che non vede nella Chiesa il proprio riferimento primario. Una preghiera fiamminga del XV secolo (riprodotta poi in un canto molto diffuso nelle nostre chiese negli anni ’70 del secolo scorso) ci ricorda come “siamo noi l’unica Bibbia che i popoli leggono ancora”. Nelle pagine di Voce Isontina, trovano spazio significativamente le storie ed i volti di coloro che in una mia Lettera pastorale di tre anni fa definivo “i cristiani della domenica”: “Essere cristiano – scrivevo – è qualcosa che fa parte della propria persona, non serve esibirlo ma non si può neanche nasconderlo. Qualcosa che ci è caro e che vorremmo che altri vivessero. Qualcosa da proporre a chi ci sta vicino…”.Se non si ha timore di confrontarsi con la Parola, l’incontro con essa diviene, allora, trasformante anche per chi si trova ad operare all’interno del settimanale. Grazie ad esso, il fatto raccontato in un articolo non si limita a ridursi ad oggetto di una semplice ed asettica cronaca, prigioniero dell’emotività di un momento e destinato magari a durare il tempo di un like. Esso diviene memoria da condividere: nasce dalla vita ma si nutre ed acquista significato nell’incontro con l’altro, come ci ricorda papa Francesco nel Messaggio per la Giornata delle comunicazionI sociali del prossimo maggio. Sostenere e diffondere oggi il settimanale diocesano è sostenere, allora, anche oggi, quella fedeltà alla Parola che ha segnato la storia di Voce IsontIna sin dal 1964, secondo il mandato affidatole dalla Chiesa diocesana negli anni del Concilio ecumenico Vaticano II.