Una voce per un dialogo

Undici lustri sono un lungo cammino, un segno di fedeltà a quella missione che l’arcivescovo Andrea Pangrazio aveva affidato ad un gruppo di sacerdoti e laici: erano gli anni del Concilio ecumenico Vaticano II e quel mandato venne così riassunto nel primo editoriale intitolato “Una Voce per un dialogo”: “L’impegno di informare il pubblico su avvenimenti e problemi non può essere ristretto per difficoltà anche notevoli ad una semplice esposizione di cronaca. Ne risulta la opportunità e necessità di dare agli avvenimenti una prospettive ed una interpretazione tale da consentire anche ai meno provveduti un orientamento alla formazione di un’opinione, che si inquadri nelle esigenze della vita comunitaria, nella precisa volontà di compiere un considerevole e doveroso servizio realizzando la visuale giusta degli avvenimenti”.Da quel lontano 1964 è cambiato profondamente il panorama dell’editoria nel nostro Paese, anche (e soprattutto) di quella cattolica. Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla chiusura di decine di testate diocesane: molte di esse avevano alle spalle una storia le cui radici affondavano alla fine del 19° secolo, al tempo del rinnovato impegno dei cattolici nella società e nel Paese. Le difficoltà economiche ed il calo di interesse dei lettori verso il cartaceo hanno portato ad una crisi favorita anche dalla progressiva riduzione del sostegno pubblico fondato sull’articolo 21 della Costituzione: un sostegno capace di garantire l’esistenza di un giornalismo che basava e basa la propria forza proprio sulla non-dipendenza dai grandi gruppi di potere economico.Voce Isontina ha saputo resistere sino ad oggi grazie, soprattutto, alla fedeltà dei suoi lettori, alla passione dei suoi collaboratori, ad un particolare legame con le comunità parrocchiali e al radicamento nel territorio: una scelta fortemente voluta dai direttori che l’hanno guidata in questi decenni (da don Maffeo a don Renzo, da don Andrea a don Giuseppe) e sempre sostenuta dai vescovi della Chiesa diocesana (da mons. Pangrazio a mons. Cocolin e a padre Bommarco, da mons. De Antoni a mons. Redaelli).Ed il territorio – è bene ricordarlo ancora una volta – per un credente non è solamente un dato fisico o geografico ma, innanzitutto, un luogo teologico dove la Chiesa è chiamata ad attuare il mandato espresso dai Padri Conciliari nella Gaudium et Spes: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.La sfida di oggi è quella di una rinnovata presenza nel mondo web: i numeri attestano un aumento progressivo dei lettori che ogni giorno navigano fra le pagine dell’edizione digitale del nostro settimanale.La recente intervista al Segretario di Stato Vaticano, cardinale Parolin (rilanciata da agenzie di stampa e siti nazionali ed internazionali) ha fatto riscontrare un numero di accessi al sito da record. Un dato che ci piace condividere con i nostri lettori non per inutile vanagloria ma per l’orgoglio di quello che anche un settimanale come Voce Isontina può rappresentare nel panorama informativo.Ci sono di riferimento le parole che papa Francesco ha rivolto ai direttori delle testate diocesane aderenti alla Fisc, ricevendoci in udienza nel dicembre 2017: “I settimanali diocesani possono rivelarsi utili strumenti di evangelizzazione, uno spazio nel quale la vita diocesana può validamente esprimersi e le varie componenti ecclesiali possono facilmente dialogare e comunicare. Lavorare nel settimanale diocesano significa “sentire” in modo particolare con la Chiesa locale, vivere la prossimità alla gente della città e dei paesi, e soprattutto leggere gli avvenimenti alla luce del Vangelo e del magistero della Chiesa. Questi elementi sono la “bussola” del suo modo peculiare di fare giornalismo, di raccontare notizie ed esporre opinioni. I settimanali diocesani, integrati con le nuove forme di comunicazione digitale, rimangono pertanto strumenti preziosi ed efficaci, che necessitano di un rinnovato impegno da parte dei Pastori e dell’intera comunità cristiana e della benevola attenzione dei pubblici poteri”.A tutti voi lettori “grazie!” per la vicinanza, il sostegno ed anche le critiche costruttive che non fate mancare al nostro lavoro quotidiano.

Ps: Festeggeremo il 55° non con incontri o convegni particolari ma organizzando un’iniziativa per avvicinare il mondo della scuola – soprattutto le classi della primaria – a quello dell’informazione. Ci sembra la maniera più importante per guardare con rinnovata fiducia al futuro. Nei prossimi mesi vi illustreremo i dettagli dell’iniziativa.