Specchiarsi nei giovani

 Da una parte nel telegiornale si descrive una situazione estremamente complicata e di crisi: giovani annoiati che diventano violenti perché non sanno come passare la serata; giovani che si schiantano con l’automobile per provare il brivido della velocità; giovani che non lavorano, non studiano, e non cercano nemmeno che cosa fare nella propria vita; giovani che abusano di alcool e di sostanze fin da giovanissimi; giovani che sembrano giocare con gli affetti e che non reggono la conclusione di un rapporto… insomma guardando un notiziario si ha l’impressione di un mondo giovanile in estrema difficoltà. Dall’altra parte nelle pubblicità vediamo come protagonisti quasi sempre dei giovani, belli, probabilmente anche piuttosto benestanti; le qualità proposte per ogni persona sono l’intraprendenza, l’energia, la creatività, la spensieratezza che caratterizza lo stereotipo ideale di giovane; si cerca di vendere dei prodotti che nascondano il passare del tempo e facciano sentire giovani… insomma l’ideale sottostante a tutta la pubblicità è quella del giovane. Questa lettura così scissa della realtà, per cui si guarda con sospetto ai giovani, ma si desidera fortemente la giovinezza, parla di una difficoltà nei giovani, ma molto di più rivela la difficoltà del mondo adulto a relazionarsi con lo scorrere del tempo, con il principio della realtà che siamo mortali, con il fatto che non possiamo sempre scegliere tutto e avere mille opzioni davanti, con il tema del generare e del futuro. È facile fare una lettura critica del mondo giovanile, ma è molto più responsabile specchiarsi nei giovani per domandarsi cosa significa essere adulti, che cosa significa generare, che cosa significa guardare al futuro. Il Sinodo dei Vescovi su “Giovani, fede e discernimento vocazionale” è l’occasione che viene offerta alla Chiesa non tanto per guardare al “problema dei giovani”, ma piuttosto perché tutte le comunità si domandino che esperienza di fede permettono di fare, quale immagine di Dio trasmettono, come sono in grado di generare alla fede, come effettuano le scelte, come vivono la propria vocazione battesimale, quali competenze educative pongono in campo…

Scrivendo una lettera pastorale alla comunità adulta sui giovani anche il vescovo Carlo chiede alla nostra Chiesa di guardarsi nello specchio della gioventù per rileggere la propria esperienza di fede. Chi cerca nelle parole del vescovo una descrizione sociologica dei problemi dei giovani o una soluzione efficiente, una ricetta magica per invertire la tendenza dei giovani ad essere sempre più lontani dalla comunità cristiana, probabilmente rimarrà fortemente deluso. Chi cerca nella lettera pastorale uno stimolo a rileggere la propria esperienza di fede e a confrontarla con l’esperienza fondativa degli apostoli, chi è disposto a lasciarsi interrogare dalla realtà del presente, chi desidera essere generativo e assumersi le proprie responsabilità adulte, chi è pronto ad intraprendere la difficile conversione dal “si è sempre fatto così” alla novità dello Spirito, allora troverà gusto nel guardare ai giovani per comprendere come essere un adulto che vive con più verità il proprio battesimo.

* incaricato diocesano per la Pastorale giovanile