Se la prospettiva ecumenica finisce nel dimenticatoio

Questo stile o atteggiamento a dir poco superficiale contravviene in maniera grossolana a una attenta osservazione e comprensione dei segni dei tempi.Il mondo è attraversato da una cultura che notoriamente è divisiva. Il grande diaframma tra ricchi e poveri provoca non solo numerosissime guerre, ma anche la contrapposizione tra il mondo del nord e quello del sud. Masse di indigenti sono costrette ad abbandonare le proprie terre di origine e andare verso luoghi lontani per non morire di fame o sotto i colpi di un’arma da fuoco. La politica internazionale sembra cieca di fronte a questi fenomeni che conducono a una incontrovertibile lettura: soltanto dove viene esercitata la giustizia si può creare un mondo di pace. Inoltre le religioni sembrano un focolare di divisioni etniche, politiche e culturali. Il mondo mussulmano combatte l’Occidente perché foriero di una cultura e di una politica troppo disinibite e dissacranti. E viceversa l’Occidente è preso dalla paura nei confronti diella religione islamica che sembra presentare ancora tratti troppo accentuati di radicalismo e di violenza con forme di aggressione che minacciano la logica democratica e pluralista. Anche l’Europa è colpita profondamente e particolarmente da questa cultura di divisione. I particolarismi economici e nazionalistici ostacolano fortemente la creazione di una comunità internazionale basata non soltanto sulla moneta unica e su alcuni principi di diritto internazionale, ma su un progetto culturale e politico fondato su una visione antropologica che promuova i diritti umani della vera libertà, della pace, della solidarietà, della giustizia, della comunicazione interpersonale, del lavoro dignitoso, della multi-culturalità. In questo contesto frammentato e contraddittorio sia mondiale che europeo anche la comunità cristiana purtroppo vive la medesima logica di divisione perché spaccata nelle diverse confessioni religiose, quella cattolica, quella evangelica e quella ortodossa. Questa è la logica mondana che Gesù ha così tanto stigmatizzato nel suo vangelo.Al contrario se esse fossero unite dalla forza del vangelo avrebbero un grande ruolo soprattutto a motivo della loro presenza capillare in ogni parte della terra. Invece fino ad ora hanno avuto una funzione piuttosto marginale nel proporre i principi evangelici come valori non solo religiosi, ma profondamente umani. Solo quando le diverse tradizioni cristiane si uniranno, saranno in grado di far sentire la loro voce per mostrare quanto determinante sia per l’Europa unita una rilettura attualizzata dei principi cristiani vivificando una cultura che ormai è capace di produrre soltanto scienza e tecnica, senza più favorire il vero benessere degli esseri umani. E in ambito mondiale esse avrebbero il compito di annunciare che i due aspetti fondamentali del vangelo, la logica dell’amore e la forza della vita che sbaraglia la morte, sono specifici non solo del cristianesimo, ma di tutte le grandi tradizioni religiose.

 Incaricato diocesano per la Pastorale ecumenica