Salute!

Questa definizione di salute proposta dall’Osm è molto impegnativa: infatti la sua traduzione in termini operativi e – soprattutto – in azioni ha sempre suscitato riflessioni, dubbi, discussioni.Il carattere utopistico di tale definizione è molto chiaro e condivisibile in quanto descrive una situazione di completa soddisfazione e felicità che forse non può essere mai raggiunta. Ciononostante costituisce un punto di riferimento verso il quale orientare i propria sforzi, sia per lo Stato che per tutte le realtà che sono chiamate al compito di garantire una condizione di vita buona e dignitosa. Per noi tutti la cosa certa è che la salute fisica ed interiore è un bene prezioso; un bene che ci preoccupiamo di custodire proprio perchè sappiamo essere un bene anche molto fragile, che facilmente scappa di mano per cause interne o esterne a noi.Tanti affermano che la salute non è tutto. Vero. Ma quanto afferma il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788 – 1860) è ancora più vero per la nostra sensibilità: “la salute non è tutto ma senza la salute tutto è niente”.Basta uno starnuto e siamo già allarmati tanto da augurarci subito: “Salute!”.Proviamo a pensare semplicemente a quando brindiamo: il primo augurio ed auspicio è “Salute!”.La nostra concezione di salute è una sola: non avere malattie, non assumere medicine (il meno possibile). Questo perchè la salute per tutti noi è strada di libertà e di serenità.In fondo non siamo fatti forze per questo? Abbiamo paura del male. Quantomeno ci disturba. E per essere sinceri la festa della Madonna della Salute – che ci apprestiamo a vivere il 21 novembre – la celebriamo senz’altro per guardare a Maria come donna che con la sua vita ci fa vedere la strada della salvezza qui e un Giorno, ma soprattutto per invocare la sua protezione materna per evitare dolore e malattie del corpo o perlomeno, se vengono, chiediamo che siano sopportabili.Inoltre, guardandoci attorno, sentiamo forte il bisogno di una salute interiore e lo chiediamo per evitare ferite o fatti spiacevoli nella società di oggi, nella Chiesa, nell’ambito sanitario stesso. E certamente la preghiera è necessaria ma altrettanto certamente non basta. È necessaria anche la medicina della prossimità per cercare di recuperare una vita dignitosa e significativa, per ridare speranza e possibilità, per riconciliare mente e cuore, per pacificare l’animo di chi soffre, di chi è agitato e di chi è attorno.E in questo gran bisogno di salute interiore, credo non siano trascurare tre parole chiave che ci possono aiutare, curare e, ancor meglio, possono prevenire situazioni negative. Parole che il direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale della salute della Conferenza episcopale italiana, don Massimo Angelelli, ha evidenziato durante il Convegno annuale svoltosi a Roma nello scorsomese di maggio: “rallentare” (stiamo viaggiando molto veloci e rischiamo di perdere la percezione di quello che è attorni a noi), “focalizzare” (dobbiamo mettere a fuoco i dettagli delle situazioni che abbiamo attorno a noi), “fissare” (un verbo evangelico attribuito a Gesù quando voleva guardare in profondità l’animo delle persone).Non è tutto la è tanto per la salute.