Povertà educativa e fatiche misconosciute

Nonostante l’apparente condivisione sulla centralità della scuola per il futuro del Paese e sul fatto che, secondo gli esperti, si tratta di un ambito che rappresenta solo il 2% dei focolai di contagio a livello nazionale, il rientro, più volte garantito, degli studenti delle superiori ha già subito un rinvio deciso dal governo, mentre ben maggiori rinvii sono stati decretati in ordine sparso da quasi tutte le Regioni, in alcuni casi anche per le scuole del primo ciclo. Il sistema nazionale di istruzione si è frammentato nei pezzi di un puzzle caotico e soggetto a continui cambiamenti, per cui, al momento, sembra impossibile proporre certezze sulla ripresa delle lezioni in presenza almeno per quanto riguarda i quasi 2.700.000 iscritti alla secondaria di secondo grado. Nella nostra regione, sempre al momento, pare esserci almeno una certezza: gli oltre 50.000 studenti delle superiori non potranno riprendere le lezioni in presenza prima di febbraio. La polarizzazione fra chi grida allo scandalo per il sacrificio imposto a un’intera generazione e chi invece ritiene i provvedimenti di chiusura una necessità a tutela della salute di tutti caratterizza non solo una classe politica divisa e incerta sul da farsi, ma gli stessi studenti e le loro famiglie. Così, da un lato, si moltiplicano proteste e appelli per il rientro in classe, dall’altro, intere assemblee studentesche contestano un rientro che prevedeva doppi turni, classi affollate e un mancato adeguamento dei trasporti, mentre, anche nelle scuole del primo ciclo, si verificano casi di genitori che tengono i figli a casa, evadendo l’obbligo scolastico, per paura dei contagi. Da una recente ricerca risulta inoltre che ben due terzi degli insegnanti sono favorevoli alla chiusura delle scuole fino al termine dell’emergenza sanitaria. Non mancano gli interrogativi su misure di prevenzione ancora non adottate quali la priorità per i vaccini ai docenti e i tamponi rapidi per tutti gli studenti. I risultati di questa situazione confusa e problematica sono così commentati da Eugenio Mazzarella su Avvenire: “Alla fine conteremo, per i nostri ragazzi e le nostre ragazze, due anni di povertà educativa. E per tanti buoni e buone insegnanti due anni di fatica misconosciuta”.La proposta del giornale cattolico riguarda l’investimento futuro sulla scuola nell’ambito del piano Next Generation Eu: ripensamento dell’edilizia scolastica, per avere classi meno numerose e strutture di prossimità; riorganizzazione del sistema dei trasporti; offerta nazionale del tempo prolungato per combattere disuguaglianze e dispersione; revisione dei programmi educativi; nuovo sistema di selezione e reclutamento dei docenti per evitare il continuo ricorso al precariato; sburocratizzazione della vita scolastica; ricostruzione, anche attraverso il riconoscimento economico, dell’immagine sociale degli insegnanti; formazione e supporto per l’utilizzo del digitale; sinergia virtuosa tra scuola statale e paritaria. Tutte proposte la cui attuazione darebbe finalmente concretezza agli slogan sulla centralità della scuola. Intanto, mentre molto si parla di rinvii delle lezioni in presenza, poco ci si occupa della scadenza delle iscrizioni fissata al 25 gennaio, che per i ragazzi di terza media comporta, oggi più che mai, una scelta complessa, finalizzata a tradursi in un progetto di vita. Se sempre si è trattato di una scelta difficile in relazione alla giovane età e a una serie di condizionamenti, quest’anno le difficoltà risultano maggiori in un contesto di pandemia che, nell’altalena di chiusure e riaperture delle scuole, ha compromesso continuità e gradualità di un percorso di orientamento che dovrebbe iniziare almeno dalla classe seconda. Nell’impossibilità di organizzare i tradizionali incontri con esperti o le visite alle scuole superiori, agli insegnanti delle medie è richiesto un supplemento di impegno creativo per dare supporto a studenti e famiglie in questo momento critico di transizione, anche avvalendosi di strumenti digitali. Riprendendo il monito di papa Francesco, la Diocesi e l’Azione Cattolica di Gorizia hanno promosso un ciclo di incontri on line per orientarsi nel tempo dell’incertezza dal titolo “Una crisi da non sprecare”. A tutti noi compete il compito di trasformare l’attuale crisi della scuola in risorsa per innovare il sistema di istruzione, seguendo l’indicazione che all’inizio del millennio proponeva per l’educazione del futuro il filosofo e sociologo Edgar Morin: “Occorre dunque sperare nell’insperato e operare per l’improbabile”.