Piccoli passi possibili

È Pentecoste: gioia traboccante nella liturgia, il desiderio che si inerpica come un’edera a chiedere lo Spirito del Signore. Rientro in canonica verso ora di pranzo, con passo più lento del solito e – lo confesso – un po’ vacillante per la stanchezza. Un turbinio di pensieri nella mente e di sentimenti nel cuore.Ripenso alle due giornate appena trascorse: il ritiro dei bimbi di Riconciliazione tutto il sabato mattina, le prove con il gruppo di Comunione nel primo pomeriggio, poi la prima confessione solenne dei bambini, con tanto di festina successiva con le famiglie, la messa vespertina, poi via a Gabria per il ritiro e le confessioni con i ragazzi delle cresime del primo anno fino a tarda sera; la domenica mattina la cresima del gruppo del secondo anno, solenne, in cattedrale con l’Arcivescovo e il coro grande.È tempo di raccolta delle fatiche dell’iniziazione cristiana, questo, in tante delle nostre comunità. Misto con la gioia, s’insinua però il solito pensiero, che non sai mai se viene davvero dal nemico dell’uomo oppure piuttosto dall’angelo buono: che cosa sortirà tutto questo? Torneranno domenica prossima? È questa la modalità giusta per offrire la grazia di Dio in questi tempi e a questa porzione di popolo che il Signore ci ha affidato?Poi riemerge un altro pensiero, la catechista di comunione che ti dice guarda che non me la sento di continuare il prossimo anno. A chi chiederò, allora, chi potrà tenermi il gruppo? E dopo aver accompagnato i ragazzi alla cresima, riuscirà a continuare la giovane studentessa universitaria? I giovani, si sa, la loro vita cambia velocemente, ti vanno all’estero o chissà dove…Alzando gli occhi, le nuvole lasciano un po’ di posto al sole e il cielo dona squarci di un azzurro intenso. Un lampo: risento di striscio davanti all’oratorio una mamma di comunione che chiede all’altra vieni anche tu con me a sistemare la chiesa venerdì prossimo per la festa. Ma si, vedo se riesco a liberarmi, mi piacerebbe. Se lo chiedeva il parroco durante la riunione o la signora che tiene la chiesa, l’invito di solito cadeva nel vuoto. Guarda tu, se se lo chiedono tra loro, invece, gli piace anche.E allora ripenso ai genitori di Riconciliazione che si sono organizzati per una uscita catechistica alla Castagnavizza a piedi con bambini, catechista e “don” al seguito.Ma penso anche alle altre tre mamme che hanno organizzato il ciclo di incontri formativi per tutti i genitori; al gruppo dei piccoli che non sanno ancora leggere, ma che sono felici di venire a messa alla domenica perché sanno che c’è qualche cosa per loro da fare e che c’è una mamma che li attende con piccole attività sul Vangelo, a loro misura, e che poi si viene fuori a “prendere il segno di Gesù” sulla fronte.L’oratorio è ormai a pochi passi e mi domando se l’unica modalità possibile di diffondere il Vangelo sia far ruotare gran parte della vita della Chiesa attorno al presbitero e all’idea di “parrocchia-struttura-tutto-fare”; se forse noi preti non dovremmo impiegare le nostre preziose energie intanto per intessere relazioni con i genitori e cercare di creare consenso su piccoli progetti di iniziazione cristiana a misura di famiglie, piuttosto che soltanto sostenere e promuovere imponenti attività a misura di parrocchia, con sempre maggior fatica, tra l’altro.

L’iniziazione cristiana è decisiva per il nostro futuro, per il futuro della Chiesa. Perché lì offriamo non soltanto i sacramenti, dove c’è la grazia di Dio, ex opere operato, ci hanno insegnato, ma perché nell’iniziazione cristiana offriamo anche la “figura della fede”, il come immaginiamo debba essere un cristiano oggi. E sulla fede, prerequisito per l’efficacia del sacramento, e sul modo con cui essa viene percepita, sta probabilmente uno dei nodi cruciali dell’attuale (apparente) fragilità ecclesiale.Una fede non possesso della Chiesa-parrocchia, cui magari si va ad attingere al tempo della Prima Comunione dei figli per poi tornarsene sui propri passi, ma disseminata in quei sgangherati terreni, pieni di sassi, di rovi e con qualche rara isola fertile, che sono le nostre famiglie. Come rimettere al centro della vita cristiana della parrocchia i nostri adulti battezzati, con quello che sono e così come sono, perché ridiventino protagonisti, con la comunità parrocchiale, dell’iniziazione cristiana dei loro figli? A questo cercherà di rispondere una delle due proposte che verranno offerte alle comunità parrocchiali nell’ultimo incontro di aggiornamento per i Consigli Pastorali Parrocchiali, mercoledì 25 maggio alle 20.30 nell’accogliente parrocchia di S. Nicolò a Monfalcone. Talmente importante l’appuntamento – ma più probabilmente lo stile ecclesiale di comunione che si vuole sottolineare con questo gesto – che anche i presbiteri si uniranno ai loro consiglieri in quella serata, rinunciando, per così dire, al loro incontro previsto per giovedì 26 maggio.L’altra proposta che verrà offerta nasce dalla necessità di dare continuità al cammino di iniziazione cristiana, cercando anche di rinnovarne le modalità di attuazione. Verrà infatti messo a disposizione un primo percorso, indirizzato ai fanciulli 6 – 8 anni, costruito sulla raccolta di esperienze e “buone pratiche” che a tutt’oggi vengono attuate in alcune parrocchie della diocesi.Tutto questo grazie al grandissimo lavoro dell’Ufficio Catechistico di Gorizia, guidato da fra Luigi Bertiè, con la fedele coraggiosa Commissione Catechesi e le catechiste di tante parrocchie che hanno lavorato per mesi a questo primo progetto.Piccoli passi possibili, come ci eravamo ripromessi qualche tempo fa all’Assemblea diocesana, ma pronti per essere messi in pratica nelle nostre comunità.

Mentre salivo le scale pensando a che cosa mettere sul fuoco per pranzo, un ultimo rammarico mi ha attraversato il cuore: per sostituire il sacerdote ammalato, aver dovuto cancellare tutte le catechesi programmate dai diversi gruppi con il “don”, di solito gli ultimi interventi prima dei sacramenti. Forse, se eravamo più sacerdoti assieme a servire le comunità, avremmo potuto aiutarci e distribuire meglio i carichi di lavoro, mi son detto. Chissà se anche le Unità Pastorali, o come diavolo si chiameranno, ci vengono proposte perché potranno favorire una proposta più vera e forte di esperienza cristiana, preti e catechisti, ad esempio, consentendoci di non affaticarci da soli.Ma almeno a due a due, come nel Vangelo.