Perchè tu possa raccontare e fissare nella memoria

Il richiamo del papa ci ricorda che la memoria non può essere ridotta a semplice elemento passivo, anonimo o nostalgico: essa riceve il proprio valore e la propria forza in quanto parte della storia e della vita delle persone e dei popoli, loro elemento costitutivo da trasmettere di padre in figlio, di generazione in generazione. E ad ognuno di questi passaggi la memoria acquista nuovo vigore tanto da dover essere accompagnata a verbi da coniugare al futuro e non certo al passato.Fare memoria permette di guardare i fatti e gli avvenimenti dell’oggi con occhio diverso ed è un mezzo davvero potente per aiutarci a superare le paure e ad abbattere i pregiudizi ed i confini innalzati da chi vorrebbe rimuoverla dalla storia dei popoli, delle Nazioni e di ognuno di noi.L’atto di memoria è essenzialmente e primariamente un atto di verità osservava il filosofo francese Paul Ricoeur: “al di là delle trappole che l’immaginazione tende alla memoria, si può affermare che nell’ambizione di cogliere la cosa passata è contenuta un’esigenza specifica di verità”. La nostra libertà – sono ancora parole del filosofo francese – dipende dalla nostra capacità di integrare il passato nel presente.Un tema, quindi, che stimola in maniera particolare quanti sono chiamati nelle redazioni dei massmedia di ispirazione cattolica a svolgere quotidianamente il proprio servizio alla Parola non cessando, però, di essere testimoni della Speranza. Parlando dinanzi ai giornalisti dell’Ucsi, papa Francesco ha recentemente sottolineato  che “la comunicazione ha bisogno di parole vere in mezzo a tante parole vuote” ricordando ai presenti “la grande responsabilità” a cui il mondo dell’informazione è chiamato: “le vostre parole raccontano il mondo e lo modellano, i vostri racconti possono generare spazi di libertà e di schiavitù, di responsabilità e di dipendenza dal potere…”Un racconto che non può davvero prescindere dalla memoria.