Per una Destra europea

Tanti auguri a Giorgia Meloni.Indubbiamente un complito non semplice attende il suo Governo, il primo finalmente guidato in Italia da una donna.La difficoltà economica – segnata dall’onda lunga del post pandemia e accentuata dalle conseguenze della guerra in Ucraina – rischia di fare sentire sempre più pesantemente i propri effetti sulle famiglie. Il numero dei nuovi poveri è in costante aumento (come testimoniano i Centri di ascolto della Caritas) e questo rischia di divenire un focolaio di tensioni sociali imprevedibile visto che si tratta di persone abituate a ben altro tenore di vita ed impreparate ad affrontare la nuova situazione in cui sono precipitate. Non occorre essere indovini per presagire che i mesi invernali risulteranno drammaticamente lunghi per chi vedrà il proprio reddito azzerato dalle bollette con conseguenze a cascata facilmente immaginabili. Trovare una risposta concreta e urgente a tutto ciò è una priorità che impone al nuovo Governo di non abbandonare la strada percorsa dall’esecutivo Draghi specie per quanto riguarda l’accordo con gli altri partner europei. Per i partiti che sostengono l’esecutivo della leader di Fratelli d’Italia si tratta di una direzione obbligata ben lontana da quelle indicazioni sovraniste ed antieuropee che ne hanno contrassegnato gli slogan negli ultimi anni. La Destra italiana ha, poi, dinanzi a sé un’opportunità unica. Dalla fine della seconda guerra mondiale, complice anche la diffusa propensione ad una nostalgia spesso ambigua, le forze politiche che vi facevano e fanno riferimento sono state oggetto di analisi più per quello che del passato ricordavano, che per la proposta politica di cui erano portatrici.L’Esecutivo Meloni (il primo di molto destra e poco centro nella storia repubblicana) può sdoganare questo retaggio del passato e consegnare anche alla politica italiana una Destra di governo simile alle analoghe esperienze di tanti altri Stati europei.Si tratta di procedere (horribile dictu!) avendo come meta non l’aumento del proprio consenso elettorale ma il bene del Paese, anche quando questo può comportare un apparente calo di like sui social e nei sondaggi. Coinvolgendo in questo percorso l’Opposizione, tenuto per di più conto che il “partito” più votato a settembre è stato quello dell’astensione.