Patroni oggi per le nostre comunità

“Una Chiesa di Martiri non nasce casualmente, ma è il risultato di una profonda fede cristiana radicata in un popolo che ha già ricevuto il battesimo ed ha maturato una seria riflessione sul mistero del Dio incarnato” .Basta questa eloquente espressione per comprendere la profonda dimensione spirituale e culturale che gli eredi dell’antica Chiesa di Aquileia custodiscono, nelle persone dei successori degli  Apostoli, gli Arcivescovi di Gorizia ed Udine. Ed è per questa “eredità” che, puntualmente, ogni anno il 12 luglio, Solennità dei Ss. Ermagora vescovo e Fortunato diacono, Patroni delle Arcidiocesi di Gorizia, di Udine, Patroni Regionali del Friuli Venezia Giulia, Patroni di Aquileia e Grado, la Basilica Poponiana si veste a festa per dire ancora una volta, il suo “sì” di fedeltà all’annuncio del Vangelo sull’esempio dei Suoi Martiri.Cosa significa oggi avere dei Patroni per le nostre comunità?Il ricordo annuale di questo evento ravviva la gratitudine per una protezione che affonda le sue radici nel mistero paterno e materno di Dio e rafforza i vincoli di appartenenza ad una Chiesa che, ancora una volta, rinnova il suo essere testimone e missionaria. Anche quest’anno un simile ricordo e la sua solenne celebrazione acquistano per noi una risonanza particolare. Ci sentiamo molto vicini all’esperienza di quanti vissero quel momento cruciale, perché qualcosa di analogo sta accadendo anche a noi. Anche se in modo più attenuato, con qualche spiraglio di luce, potremmo dire che le nostre comunità sono sotto assedio. La pandemia, che si è abbattuta sull’umanità intera, ha provocato tra noi molti lutti e ha seminato paura e sofferenza. Nessuno di noi avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a vivere la festa dei Santi Patroni con le attuali limitazioni e, soprattutto, con gli attuali sentimenti.Ma la Parola di Dio ci viene in aiuto con le parole del profeta Isaia: “Gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come erba fresca. La mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi” (Is 66,10-14c).Dalla primaUn invito alla gioia che significa prima di tutto accoglienza della misericordia di Dio, del suo amore che inizia sempre di nuovo e che quindi diventa forza capace di ricostruire le nostre vite spesso aride, deluse, combattute tra la fedeltà al Vangelo e il compromesso con ciò che ci è comodo. Dove abita la sfiducia, lo scetticismo, la noia della vita ed il sentirsi “vinti” rispetto alle potenze del mondo, ci sorprende ogni giorno la fiducia nella misericordia di Dio, nel suo sguardo d’amore, che diviene antidoto contro ogni scetticismo, ogni paura, forza di ricostruzione di vite deluse e prigioniere del peccato.Celebrare oggi i Patroni è un momento privilegiato, bello per guardare alle nostre comunità verso le quali hanno legato il loro patrocinio e riflettere sul presente e soprattutto sul futuro. Le nostre comunità non sono un cumulo di pietre! Una comunità, come una città  ha, o almeno dovrebbe avere, un’anima, un volto. Le nostre comunità hanno ancora un’anima, un volto? Siamo noi un popolo o un semplice aggregato di individui che sono raccolti in un determinato territorio senza alcun legame tra loro? Se per disegnare una comunità, ci si limita ad approcci settoriali, come quello economico, urbanistico, dell’edilizia, religioso non si va molto lontano, perché essi sono necessari, ma insufficienti: ci vuole qualcos’altro, ci vuole un’anima?Ecco i Santi, i nostri Patroni: come loro, anche noi siamo chiamati, proprio ognuno di noi, a continuare oggi, nel tempo e nella storia, la missione di Gesù, per coinvolgere tutti gli uomini e le donne che il Signore pone sulla nostra strada nel suo mirabile disegno di amore e di salvezza. Insieme ai nostri Ss. Patroni abbiamo il coraggio di dire: è una gioia essere cristiani, ci dà pace servirlo nella sua Chiesa, ci fa trovare pienezza di senso essere uomini e donne secondo il suo disegno. Siamo figli di santi, possiamo oggi ripetere orgogliosamente!

(1) Cfr. FEDALTO G., Le origini: una chiesa di martiri, in Aquileia una chiesa due patriarcati, Città Nuova Editrice, Roma 1999, 17 (Corpus Scriptorum Ecclesiae Aquileiensis, I).