Ottobre, un mese per… uscire!

Anche quest’anno ci accingiamo a vivere questo tempo speciale, in cui siamo chiamati, insieme ai fedeli di tutti i continenti, ad aprire il nostro cuore alle esigenze spirituali della missione e ad impegnarci con gesti concreti di solidarietà a sostegno di tutte le giovani Chiese. Questa deve essere anche un’occasione per renderci sempre più consapevoli del significato della missione per la Chiesa. La missione non è infatti un qualcosa di “aggiunto” alla Chiesa, non è un “di più” da destinare al di fuori di essa quasi come un regalo che si fa a qualcuno. Al contrario la  missione è, come ci ricorda il Concilio Vaticano II, parte della natura stessa della Chiesa; nel decreto Ad gentes si dice che “la Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine” (AG2). La missione si radica nel cuore di Dio, nel mistero di un Dio Trinità che è in sé è comunione di amore che si comunica all’uomo.Nel Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, Papa Francesco afferma che è necessario “rinnovare l’impegno missionario della Chiesa, riqualificare in senso evangelico la sua missione di annunciare e di portare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto”. L’amore di Dio per l’uomo diventa quindi “passione per l’umanità” in un mondo assetato di salvezza.

Il Battesimo origine e fonte della missioneIl tema di questo Mese Missionario Straordinario è “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo”. Indicandolo, Papa Francesco ha voluto ricordare che l’invio per la missione è la chiamata di tutti i battezzati: la nostra vita è, in Cristo, una missione!”Una Chiesa in uscita fino agli estremi confini richiede conversione missionaria costante e permanente. È un mandato che ci tocca da vicino: io sono sempre una missione; tu sei sempre una missione; ogni battezzata e battezzato è una missione”. La fonte di ogni missione viene dal Battesimo come dono di Grazia che ci fa figli nel Figlio, destinatari dell’amore del Padre e chiamati a costruire rapporti di fraternità.Inoltre, se ci pensiamo bene, la stessa parola “messa” con cui ci riferiamo alla celebrazione eucaristica deriva dalla parola latina missa. Ite, missa est sono le parole con cui si conclude ogni messa e corrispondo proprio ad un invio, ad una missione. Il mistero che si è celebrato nella fede diviene annuncio di amore da portare ai fratelli!

Il centenario della Maximum illudNel suo messaggio, Francesco ricorda anche che il 30 novembre 2019 ricorre il centenario dalla promulgazione della Lettera apostolica Maximum illud, con la quale Papa Benedetto XV nel 1919 desiderò dare nuovo slancio alla responsabilità missionaria di annunciare il Vangelo. Al termine di un terribile conflitto mondiale – “inutile strage”, l’aveva definito egli stesso -, sottolinea Francesco, “il Papa avvertì la necessità di riqualificare evangelicamente la missione nel mondo, perché fosse purificata da qualsiasi incrostazione coloniale e si tenesse lontana da quelle mire nazionalistiche ed espansionistiche che tanti disastri avevano causato”. E ricorda le sue parole: “La Chiesa di Dio è universale, per nulla straniera presso nessun popolo”. Ancora, Francesco ricorda l’esortazione di Benedetto XV a “rifiutare qualsiasi forma di interesse, in quanto solo l’annuncio e la carità del Signore Gesù, diffusi con la santità della vita e con le buone opere, sono la ragione della missione. Benedetto XV – conclude – diede così speciale impulso alla missio ad gentes, adoperandosi, con lo strumentario concettuale e comunicativo in uso all’epoca, per risvegliare, in particolare presso il clero, la consapevolezza del dovere missionario”. Proprio con questo documento inizia anche la considerazione e la valorizzazione delle culture e delle lingue dei popoli di missione che poi diventeranno in tempi recenti l’approccio della “inculturazione”.

Per noi, missionarietà come educazione alla mondialitàI tempi cambiano e con essi cambiano anche le esigenze e le necessità della missione. Questo non deve spaventare ma ci deve trovare impegnati a proseguire con fiducia sulle nuove vie che la Provvidenza e le esigenze dell’uomo ci indicano. Anche la missionarietà sta cambiando la sua fisionomia e sta assumendo sempre più i tratti della “mondialità”. Sempre più ci rendiamo conto che con i popoli di missione non abbiamo solo da “insegnare”, ma anche da “imparare”: dalla freschezza della loro fede, dalle loro esperienze, dall’entusiasmo e dalla perseveranza in tante difficoltà. Un rapporto di comunione e di condivisione davvero ecclesiale i cui segni possiamo scorgere ad esempio nella presenza fra noi di alcuni sacerdoti-studenti o di seminaristi provenienti dai Paesi tradizionalmente di missione.Per noi celebrare il Mese Missionario Straordinario sarà occasione di ringraziare i nostri missionari, che si adoperano in Africa per l’evangelizzazione e la promozione umana di tanti fratelli e sorelle: per Ivana Cossar e per don Michele Stevanato; per Claudia Pontel che sarà presente fra noi a portarci la sua testimonianza.  Pregheremo anche per i missionari originari della Diocesi ma in servizio presso altre Congregazioni o Istituti missionari. Il nostro appuntamento principale sarà la Veglia Missionaria diocesana che celebreremo giovedì 17 ottobre alle ore 20.00 nella Chiesa parrocchiale di San Canzian d’Isonzo. La nostra preghiera sarà unanime e forte salirà al Signore per l’opera di apostolato dei missionari ma anche per l’impegno di tutti… Tutti chiamati ad essere missionari “della porta accanto” in un mondo talvolta smarrito che fatica a riconoscere il volto di Dio in Gesù.Buon mese missionario!