Nessun oblio per Giulio

Ecco i significati di quel braccialetto giallo che tante persone portano sul polso e di quello striscione sui balconi e davanti alle case con la scritta ’verità per Giulio Regeni’. Non si tratta solo dell’umana partecipazione al dolore di una famiglia che ha visto il proprio giovane figlio massacrato e ucciso all’inizio del 2016 in un palazzo del potere in Egitto. Si tratta anche di cogliere il senso di quei tragici giorni al Cairo e di capire quello che rivelano della società in cui viviamo. Da qui l’appello da cittadini alle istituzioni: alla magistratura, che pure nelle difficoltà ha operato; al Parlamento e al governo del Paese che non hanno ancora dato prova di saper tradurre in fatti le parole dette e scritte per fare luce sull’atroce assassinio del giovane studioso italiano. Quei braccialetti e quegli striscioni gialli, gli interventi del ’popolo giallo’ sui ’social’ sono stati e continuano ad essere strumento efficace a sostegno dell’impegno della famiglia Regeni e dell’attività dei legali, in Italia ed in Egitto, impegnati non senza pericoli a raggiungere davanti ai giudici di un tribunale quella verità che le inchieste stanno già da tempo indicando. Senza quella presenza il rischio che la morte di Giulio Regeni entrasse nelle nebbie dell’oblio era ed è ancora forte. Per tutto questo desta meraviglia che ci siano importanti Istituzioni pubbliche del Friuli Venezia Giulia, quali l’Amministrazione regionale e quella comunale di Monfalcone, che non avvertono l’esigenza di esprimere con un segno quotidianamente visibile, l’impegno che affermano di avere a sostegno della ricerca della verità per Giulio Regeni, un giovane nato e cresciuto in questa nostra regione e barbaramente ucciso in Egitto. Dai palazzi della Giunta regionale è stato rimosso nello scorso giugno lo striscione che chiedeva verità ed anche il ’banner’ che ricordava questo impegno sul sito internet ufficiale della Regione è stato tolto.A Monfalcone, che ha un innegabile legame con la famiglia di Giulio, l’attuale amministrazione della città non ha approvato un solo documento di appoggio alle iniziative della magistratura e dello stesso Parlamento per sostenere la ricerca della verità per Giulio.Non ha accolto nemmeno l’appello di oltre duecento cittadini che chiedevano  l’esposizione dello striscione giallo. “Gli striscioni sono diventati un tema divisivo… la morte di questo ragazzo va sottratta all’agone politico”, così il Presidente della Regione sulle pagine del quotidiano “Il Piccolo” del 24 giugno scorso. “Non è politicizzando il caso che si aiuta la ricerca della verità” dichiara il sindaco di Monfalcone su “Il Piccolo” del 22 luglio.  Eppure, senza la determinazione dei tanti che sui ’social’, sui balconi e sul polso manifestano la volontà di continuare a sostenere la ricerca della verità, per la famiglia e per l’intera società, forse oggi il “caso Regeni” sarebbe avviato insorabilmente verso l’oblio. Qualcuno lo vorrebbe in Italia ed in Egitto.Le Istituzioni non sono ’di parte’ ed è loro compito difendere e promuovere “i diritti inviolabili dell’uomo”. Il secondo articolo della Costituzione così recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.L’articolo 114 ci ricorda, inoltre, che “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”. Per questo molti cittadini chiedono alle Istituzioni di agire e mostrare pubblicamente il loro impegno a sostegno della richiesta di verità per Giulio Regeni, che non si contrappone, ed anzi appoggia e rafforza, la richiesta di altrettanto impegno per Silvia Romano, padre Dall’Oglio ed altri italiani vittime dell’odio e della sopraffazione in diverse parti del mondo.