Misericordia

“Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre: Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi” (M.V. 1).Queste sono le parole con le quali Papa Francesco inizia la Bolla di indizione per l’Anno Giubilare ed intende descriverlo come un anno capace di aiutarci a comprendere e vivere la caratteristica propria di Dio che è la “Misericordia”.Ogni parola racchiude in sé la sua origine e il suo pregnante significato anche se talvolta è difficile individuarlo. Noi usiamo le parole per abitudine, come strumento essenziale di comunicazione magari unito a gesti che accrescono la portata stessa della parola. Anche la parola “misericordia” racchiude e svela la sua origine latina ed il suo profondo significato. A comprenderla bene essa può diventare un vero programma di vita perché analizza il reale che ci circonda e l’opera pratica che ne può conseguire.Due concetti sono contenuti in questa parola: l’aggettivo latino miser, misera, miserum che non vuol esprimere il concetto che noi abbiamo concentrato nella parola “povero”. Il latino povero di dice “egens, egentis” come povero materiale, l’aggettivo miser, va tradotto come “infelice”.Come si può comprendere il suo significato è enormemente amplificato e allargato; esso non si restringe ad una povertà materiale spesso molto acuta, ma riguarda una povertà su tutti i fronti a trecento e sessanta gradi. Pensiamo a quante famiglie si sono disgregate lasciando nella sofferenza coniugi e figli. Una precarietà, che si vive a tutti i livelli sociali, ha falcidiato le nostre famiglie, soprattutto del mondo occidentale, lasciando ferite difficilmente cicatrizzabili. Pensiamo, poi, alla solitudine che si sperimenta nelle grandi e piccole città, frutto di un acuto individualismo, lascia soprattutto gli anziani in una forte precarietà esistenziale che provoca spesso soluzioni radicali di suicidio. La mancanza di lavoro oramai endemica soprattutto tra le giovani generazioni li priva tragicamente della legittima speranza umana di vita come la famiglia, i figli, il progetto di un futuro condiviso con persone care al cuore. Sta qui ed anche a tanti altri livelli l’infelicità umana.Per questa “infelicità umana” la parola “misericordia” offre in se stessa la cura, credo l’unica vera cura capace di restituire la speranza a chi l’ha perduta; la cura è racchiusa nella parola magica che è “cor, cordis”, sì, “cuore”  appunto! La parola che Papa Francesco ha messo a descrizione dell’Anno Giubilare afferma la finalità stessa dell’Anno Santo che consiste nel farci riscoprire che il Cuore di Dio è sempre vicino all’infelice, in ogni tempo ed in ogni momento. Misericordia profondamente compresa come Cuore di Dio e cuore dell’uomo vicini a chi è infelice.Tutta qui la portata di questo Anno Santo, potremmo dire? Sì è tutta qui, possiamo rispondere!, ma questo è proprio il messaggio totalmente rivoluzionario e radicale del Vangelo sia per la singola persona che ha la possibilità si sentirti unica e preziosa al cuore e agli occhi di Dio, sia per la Chiesa ed in essa ogni singolo battezzato che sceglie di affiancare il proprio cuore umano all’infelice per aiutarlo a scoprire o a riscoprire l’amorevolezza di Dio Padre. In due, o in più di due, ci si da maggior coraggio umano, ma anche coraggio divino perché chi crede sa di donare un amore che non è solo suo, ma che è stato a sua volta ricevuto dal Cuore di Dio.Il giorno dell’Immacolata Papa Francesco ha aperto sobriamente la Porta Santa a San Pietro in Vaticano, noi l’apriamo oggi, 12 dicembre, a Gorizia e domani 13 ad Aquileja, ma queste “aperture” per essere vere e significanti e significative per noi, devono provocare per prima cosa l’apertura della porta del nostro cuore alla ricchezza del Cuore di Dio e contemporaneamente l’apertura del nostro cuore al cuore dell’infelice, al pauper che vive accanto a noi.

* Delegato Arcivescovile per l’Anno Giubilare