Ministerialità pandemica

Quali sono i ministeri che il tempo di pandemia ha fatto nascere all’interno delle nostre comunità?Il “ministero del gel” esercitato da quanti si sono occupati dell’accoglienza dei fedeli alle porte delle chiese e del loro accompagnamento fra i banchi ma anche della sanificazione fra una liturgia e l’altra;il “ministero dei social” che ha coinvolto chi ha curato le dirette delle messe e degli incontri per ridurre in qualche modo la distanza imposta dalla normativa per la prevenzione del Covid;il “ministero del carrello” di chi si è offerto per fare la spesa al supermercato o per andare ad acquistare le medicine per le persone a cui uscire di casa – soprattutto quando il numero dei contagi era elevato – poteva risultare oltremodo pericoloso;il “ministero del cellulare” di chi ha saputo con una semplice telefonata periodica far sentire meno soli ed abbandonati quanti rimanevano chiusi nella propria abitazione senza poter ricevere alcuna visita;il “ministero dell’accompagnamento in Dad” di chi si è reso disponibile per permettere ai bambini di seguire le lezioni lontano dalle aule con i genitori impegnati al lavoro…Potremo continuare a lungo ma ci dimenticheremo ancora di qualche ministero: alcuni probabilmente venivano già esercitati in maniera abituale o saltuaria ma altri sono stati la risposta all’emergenza improvvisa ed inattesa.E così il tempo del Covid è stato per le nostre Chiese fonte di fantasia ministeriale che ha permesso di rispondere alla chiusura con l’apertura e di essere testimoni della Speranza anche quando questo sembrava particolarmente utopistico.Nel momento in cui non potevano ritrovarsi per spezzare il Pane, le comunità si sono fatte ancora di più pane condiviso: gesti spontanei di credenti certi che Dio parla all’uomo nella Storia e ad ogni uomo nella sua storia personale; anelli che si sono aggiunti a quelli già vissuti dalle nostre Chiese in una catena di ministerialità capace di trasformare davvero nel profondo la società.Nuovi e vecchi ministeri, nuovi e vecchi ministri: un patrimonio prezioso da non disperdere (anche nel tempo del dopo Covid) soprattutto da parte di Chiese impegnate a vivere una sinodalità diffusa.