Maggio, mese della devozione mariana

Ritorna, puntualmente, ogni anno, Maggio, il mese delle rose, della festa delle mamme, ma soprattutto della, devozione mariana, tanto cara al cuore dei credenti e vissuta, nelle nostre comunità, nei modi più vari, legati a tradizioni che hanno radici millenarie.E pur essendo un mese mariano per tradizione, non perché contenga grandi solennità legate anche a dei dogmi, rimane sempre molto significativo per il tempo Pasquale al quale sembra sovrapporsi, se vogliamo idealmente, con il canto del Regina Coeli, ma che, in realtà, è teso sempre alla contemplazione dei misteri della vita del Signore. In realtà l’indicazione di maggio come mese dedicato a Maria, si deve al gesuita Annibale Dionisi, un religioso che nel 1725 pubblicava a Parma, sotto pseudonimo, uno scritto, nel quale si può leggere questa esortazione: Sia il mese di maggio consacrato a Maria, con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a “veri devoti di lei”.Tra le novità del testo l’invito a vivere e a praticare la devozione mariana nei luoghi della vita quotidiana, nell’ordinario, non necessariamente in chiesa “per santificare quel luogo e regolare le nostre azioni come fatte sotto gli occhi purissimi della Santissima Vergine”.Un’ indicazione subito ben accolta e attuata, quasi a specificare che il culto dedicato a Maria, non ha bisogno di particolari riti, anzi deve diventare momento di incontro fra i fedeli, in un clima giornaliero semplice, ma sentito, di preghiera e di riscoperta della figliolanza con Dio, attraverso Maria, lasciataci da Gesù, come Madre, ai piedi della croce.È pur vero che, soprattutto in periodi particolari, la recita del Santo Rosario, può farsi personale, o familiare, così come raccomandava Papa Francesco nel lungo tempo di pandemia, manifestando la necessità (avvertita con forte urgenza nel tempo presente, drammatico, che stiamo vivendo) – di rivolgersi a Maria, con accorata preghiera, soprattutto nei momenti di particolare difficoltà.Un invito caldo e affettuoso a riscoprire la bellezza di pregare il Rosario a casa, dove, fino a poco tempo fa eravamo in qualche modo reclusi.E diceva “lo si può fare insieme o personalmente, ma senza mai perdere di vista l’unico ingrediente davvero indispensabile: la semplicità. Contemplare il volto di Cristo con il cuore di Maria, ci renderà ancora più uniti come famiglia spirituale e ci aiuterà a superare questa prova”.Se vogliamo, poi, fare riferimento al culto mariano nelle nostre terre, così legate a questa devozione, possiamo risalire all’impronta data dalla storia del patriarcato della Chiesa di Aquileia, perché quella insigne Basilica abita la testimonianza delle radici della nostra cultura e della nostra fede. Mi preme, a conferma di quanto detto, riportare alla nostra memoria alcuni passaggi del discorso di Papa Giovanni Paolo II, scritto ma mai pronunciato, a causa di un suo improvviso malessere, quel sabato del 2 maggio 1992, nella Cattedrale di Gorizia, al termine del S. Rosario trasmesso  in diretta dalla Radio Vaticana, nel quale volle sottolineare che “La più antica testimonianza, delle litanie della Vergine si trova proprio in un manoscritto proveniente da Aquileia e custodito nella Biblioteca Nazionale di Parigi (Bibl. Nat. Lat. 2882). Il popolo cristiano invocava Maria Santissima come “Madre della Luce”, “Madre del vero gaudio”, “nostra via verso Dio”. Domina, in queste pie invocazioni, il tema della luce e della gioia: e proprio di luce e di gioia ha costantemente bisogno l’uomo, assetato di verità e di amore. E proseguiva “So bene quanto siano radicati anche nella vostra Terra l’onore e la devozione verso la Madonna e quanto intenso sia, sin da tempi remoti, il culto mariano, che costituisce ormai secolare tradizione per la Chiesa aquileiese. Ancor prima, infatti, della solenne proclamazione ad Efeso di “Maria Madre di Dio”, ad Aquileia, San Cromazio (388-408) scriveva: “Non si può parlare di Chiesa se Maria, la Madre del Signore, non è lì con i suoi fratelli: ivi è la Chiesa di Cristo, dove si predica l’Incarnazione di Cristo dalla Vergine” (Sermone 30). Dalla difesa della teologia dell’Incarnazione si sviluppò subito, in questa vostra Regione, la devozione alla Madre di Dio, testimoniata dalla Basilica di Aquileia, dedicata a Maria nel secolo quinto…”Così, nelle nostre terre, il culto mariano assume un significato speciale, potremmo dire una vocazione specifica affidata a Maria, una missione che i credenti, nel corso dei secoli, hanno voluto sottolineare: quella di punto di raccordo e incontro tra le genti, diverse per etnia, cultura, tradizione in alcuni luoghi particolari. Ad esempio, i tre santuari a noi vicini posti oggi sul confine, Castelmonte, Marijino Celje a Lig, Monte Santo/Sveta Gora, ma anche gli altri Lussari, Preval, Castagnevizza, Ss. Vergine sul Monte Grado di Merna, meriterebbero, anche in vista dell’evento Nova Gorica e Gorizia Capitale europea della cultura 2025, un’attenzione particolare, una maggior valorizzazione, forse anche un progetto pensato, che potrebbe produrre frutti inattesi. Perché la cultura affonda anche nell’esperienza e nella storia religiosa e di fede, e questa ha influenzato tutto il pensiero e il cammino della Chiesa, in Europa e nelle nostre terre. L’esperienza delle “Famiglie in cammino”, proposta negli ultimi anni, potrebbe diventare “Comunità cristiane in cammino verso”…per uscire da quella sedentarietà dell’esperienza di fede che ci affligge e incontrare altre comunità, con le quali condividere momenti di fede, di cultura e anche di convivialità, esperienza che, nel piccolo, da otto anni viviamo in modo continuativo con le comunità del Collio/Brda ritrovandoci per la Via Crucis, i Rosari, le personali riflessioni… e non solo! Sempre di Giovanni Paolo II è quanto mai attuale, in questo tempo segnato dalla vicina guerra, la preghiera rivolta alla Vergine, nella visita pastorale alla Valle d’Aosta; una preghiera per l’Europa che è chiamata a ritrovare le sue radici e che così si concludeva: “Possa la sua intercessione ottenere agli europei di oggi, il senso vivo di quegli indistruttibili valori, che imposero l’Europa di ieri all’ammirazione del mondo, promovendone l’avanzamento verso traguardi prestigiosi di cultura e di benessere. L’Europa ha un suo ruolo da svolgere nella vicenda umana del terzo millennio: essa, che tanto ha contribuito al progresso umano durante i secoli passati, potrà essere domani ancora luminoso faro di civiltà per il mondo se saprà tornare ad attingere, in concorde sintonia, alle sue originarie sorgenti: il migliore umanesimo classico, elevato e arricchito dalla rivelazione cristiana. Maria santissima, primizia dell’umanità redenta, aiuti l’Europa ad essere degna dei propri storici compiti e la sostenga nel fronteggiare le sfide che le riserva il futuro.