La cultura della cura

La cultura della cura, quale impegno comune, per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale atteggiamento ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto e all’accoglienza reciproca, costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace”. Lo scrive il Papa, nella parte finale del messaggio per la Giornata mondiale della pace, che per il 2021 ha come tema: “La cultura della cura come percorso di pace”. Oggi più che mai, sottolinea il messaggio c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia”. Dopo un 2020 ed un inizio 2021 segnati dalla grande crisi sanitaria del Covid-19, è necessario riscoprire i valori fondamentali dell’essere cristiani, la bussola che ci puo’ permettere di navigare con una rotta sicura e comune.  La promozione della dignità di ogni persona umana, la solidarietà con i poveri e gli indifesi, la sollecitudine per il bene comune, la salvaguardia del creato”: sono questi, i quattro pilastri, , che sono alla base della “cultura della cura”.È dalla dignità di ogni persona umana che derivano i diritti umani, come pure i doveri, “che richiamano ad esempio la responsabilità di accogliere e soccorrere i poveri, i malati, gli emarginati, ogni nostro prossimo, vicino o lontano nel tempo e nello spazio”.”Ogni aspetto della vita sociale, politica ed economica trova il suo compimento quando si pone al servizio del bene comune”, prosegue Francesco, secondo il quale “i nostri piani e sforzi devono sempre tenere conto degli effetti sull’intera famiglia umana, ponderando le conseguenze per il momento presente e per le generazioni future”. Prendere in mano la “bussola” dei principi della dottrina sociale della Chiesa, “per imprimere una rotta comune al processo di globalizzazione, una rotta veramente umana.Tutto ciò, infatti, “consentirebbe di apprezzare il valore e la dignità di ogni persona, di agire insieme e in solidarietà per il bene comune, sollevando quanti soffrono dalla povertà, dalla malattia, dalla schiavitù, dalla discriminazione e dai conflitti”.”Mediante questa bussola, il Papa incoraggia tutti a diventare profeti e testimoni della cultura della cura, per colmare tante disuguaglianze sociali”, l’appello di Francesco: “E ciò sarà possibile soltanto con un forte e diffuso nuovo protagonismo nella famiglia e in ogni ambito sociale, politico e istituzionale” “La bussola dei principi sociali, necessaria a promuovere la cultura della cura, è indicativa anche per le relazioni tra le Nazioni, che dovrebbero essere ispirate alla fratellanza, al rispetto reciproco, alla solidarietà e all’osservanza del diritto internazionale”, l’auspicio del Santo Padre, che raccomanda “la tutela e la promozione dei diritti umani fondamentali, che sono inalienabili, universali e indivisibili”. “Numerose città sono diventate come epicentri dell’insicurezza”, la metafora scelta dal Papa per esortare al “rispetto del diritto umanitario, soprattutto in questa fase in cui conflitti e guerre si susseguono senza interruzione”, generando “distruzione e crisi umanitaria”. “Quanta dispersione di risorse vi è per le armi, in particolare per quelle nucleari, risorse che potrebbero essere utilizzate per priorità più significative per garantire la sicurezza delle persone, quali la promozione della pace e dello sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà, la garanzia dei bisogni sanitari”, fa notare Francesco: di qui il rinnovo della proposta di “costituire con i soldi che s’impiegano nelle armi e in altre spese militari un Fondo mondiale per poter eliminare definitivamente la fame e contribuire allo sviluppo dei Paesi più poveri”. “L’educazione alla cura nasce nella famiglia e costituisce uno dei pilastri di società più giuste e solidali”, conclude Francesco, secondo il quale “le religioni in generale, e i leader religiosi in particolare, possono svolgere un ruolo insostituibile nel trasmettere ai fedeli e alla società i valori della solidarietà, del rispetto delle differenze, dell’accoglienza e della cura dei fratelli più fragili”.