La chiamata del Signore non è una gabbia

Certo ci sono dei giovani molto “in gamba”, che eccellono e sanno come muoversi nell’esistenza, ma ci sono anche giovani che sono piuttosto sfiduciati, rassegnati, forse un po’ paurosi davanti alle sfide della vita. Per tutti sentire annunciare che a vita è vocazione può essere una buona notizia. Papa Francesco nel messaggio che scrive per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni aiuta proprio a riflettere sul “vangelo”, sulla buona notizia della vocazione. Pensare la vita come vocazione, dice papa Francesco, ci rende portatori di una promessa e ci chiede il coraggio di rischiare. A volte sentendo parlare di vocazione i giovani si spaventano. Questo anche a motivo di una teologia non sempre adeguata della vocazione: se ne parla come se fosse un progetto già prestabilito da parte di Dio in cui bisogna rientrare a tutti i costi se si vuole essere felici o riusciti nella vita, come se la volontà di Dio fosse concorrente alla volontà del soggetto. La riflessione del Sinodo su “i giovani, la fede ed il discernimento vocazionale” – celebrato lo scorso ottobre in Vaticano – è stato molto utile per aggiornare la teologia della vocazione. Papa Francesco nel suo messaggio specifica che “La chiamata del Signore allora non è un’ingerenza di Dio nella nostra libertà; non è una “gabbia” o un peso che ci viene caricato addosso. Al contrario, è l’iniziativa amorevole con cui Dio ci viene incontro e ci invita ad entrare in un progetto grande, del quale vuole renderci partecipi, prospettandoci l’orizzonte di un mare più ampio e di una pesca sovrabbondante”.Il desiderio di Dio è che ciascuno viva una vita piena, che non ci rassegniamo a vivere alla giornata, che ci appassioniamo per qualcosa per cui vale la pena di impegnarsi. A chi è spaventato davanti alla vita, a chi si ritrova sfiduciato, viene detto che si può avere coraggio, si può vivere con audacia. Certo viene chiesto il coraggio di effettuare una scelta, di prendere una decisione, invece che lasciarsi vivere.Certo questa chiamata alla fede si esplicita poi in alcune scelte di vita che orientano l’esistenza e la colorano di un modo personale di amare e di donarsi. È interessante che nel messaggio di papa Francesco, come anche nell’esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit, la prima scelta di vita che viene proposta e considerata è la scelta di sposarsi in Cristo e di formare una famiglia. In secondo luogo c’è una presentazione del lavoro come una specifica vocazione. Ai giovani, schiacciati da una parte dalla paura di non trovare il lavoro, dall’altra parte dall’ideologia dell’eccellenza e della professionalità, annunciare che il lavoro e l’impegno per gli altri è una vocazione, è davvero una buona notizia liberante. Si parla anche della vocazione alla vita consacrata e al sacerdozio ordinato. Ancora di più questa prospettiva può entusiasmare e può spaventare, soprattutto in un contesto dove non sembra esserci molto posto per Dio e per il vangelo. Se non sono ostacolati dagli adulti e dalle nostre paure, i giovani capiscono molto bene che c’è una grande gioia nel rischiare la vita per il Signore. Abbiamo bisogno nelle nostre comunità di accompagnatori dei giovani (non solo preti) che possano far intravvedere la bellezza di una vita donata, e che possano guidare ed educare alla preghiera e all’ascolto della Parola.Riflettere sul vangelo della vocazione una volta all’anno è troppo poco, ma è almeno è un richiamo ad una consapevolezza da custodire e radicare giorno per giorno.