La Parola e il Tempo

Nel mondo orientale e nel mondo greco antico prevale l’immagine del cerchio per parlare della ciclicità dello scorrere del tempo: ogni anno si ripresentano più o meno le stesse stagioni, ogni giorno il sole sorge e il sole tramonta, la vita sembra ritornare su sentieri già percorsi. Non c’è un prima o un dopo, ma un eterno ritorno. L’altra immagine appartiene di più all’esperienza giudaica e cristiana che pensano il tempo più come una freccia, o se si vuole, come una spirale ben orientata: nel ripetersi ciclico degli eventi della natura e della giornata Dio interviene in modo deciso nella nostra storia, segnando un prima e un dopo, dando una direzione ben chiara al tempo. Dio interviene nella storia del popolo di Israele manifestandosi come liberazione, vicinanza, provvidenza, compagno di viaggio, promessa, attesa… il popolo d’Israele ha ben chiaro che c’è un prima, quando erano come pecore disperse, beduini erranti nel deserto, schiavi in Egitto, affidati all’arbitrio degli eventi e c’è un dopo, quando sono diventati liberi, costituiti popolo, con una Legge, sotto la guida provvidente di un Dio fedele. L’incarnazione del Figlio è il segno più chiaro dell’entrare del mistero di Dio nel tempo e del fatto che il tempo ha una direzione verso un compimento, verso una pienezza. C’è un prima quando Dio era lontano, e andava cercato a tentoni, o si poteva conoscere solamente per immagini, e c’è un dopo quando Dio ha assunto la nostra carne, e parla il linguaggio della nostra umanità, parla il linguaggio del tempo, della crescita, della fatica, del limite. Da quel momento la sua Parola diventa chiave di interpretazione dello scorrere del tempo: non una serie di momenti che si ripetono o che seguono delle leggi deterministiche, ma un presentarsi di occasioni uniche e irripetibili per conoscere e fare amicizia con il Dio che è in sé comunione e che desidera condividere con l’umanità quella vita che è comunione. San Giovanni esprime questo mistero di Dio che si fa vicino e conoscibile nel tempo, sintetizzando l’espressione: “la Parola si fece carne”, che potremmo anche declinare, l’Eterno si fece tempo. Questo evento è così importante che i cristiani hanno cominciato a contare il tempo come un prima e dopo l’Incarnazione, un prima e dopo Cristo, un prima e dopo il fatto che la Parola si è fatta carne. Per quanto ci siano delle caratteristiche di ciclicità, il tempo non è mai uguale a se stesso, ma si muove in una dinamica di promessa e compimento. Entrare in contatto con la Parola permette di scoprire il senso del tempo che scorre. La nostra Chiesa diocesana già da qualche anno sta proponendo varie occasioni e vari strumenti per entrare in contatto con la Parola di Dio in modo da diventare sempre più capaci di leggere il tempo e scoprire in esso la presenza di Dio, in modo da diventare esperti di discernimento. Per questo si insiste che nascano o si rinforzino i gruppi della Parola: per diventare capaci di lettura comunitaria della propria vita e della Parola. C’è il desiderio poi che la Parola giunga nelle case, nelle cucine, negli uffici… per questo si è pensato di realizzare un calendario che sia caratterizzato dalla Parola che illumina i giorni, un calendario che ogni giorno faccia vedere come la Parola di Dio interpella la vita e illumina il tempo. Ci sono già tante proposte editoriali in questo senso, ma si è voluto realizzare in proprio un calendario che possa collegare la Parola, il Tempo e la nostra terra, la nostra Chiesa locale. La gratitudine va a tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo calendario che verrà presentato mercoledì 27 novembre alle 20.30 a Romans d’Isonzo. È un calendario che più che seguire l’anno solare, segue l’anno liturgico: comincia e termina con la prima domenica del tempo di Avvento. La speranza è che la Parola arrivi in tante case e aiuti a dare senso e più profondità al tempo.